Virginia Raggi, la procura chiede 10 mesi per la sindaca. M5s: “Se condannata, si torna al voto”

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Virginia Raggi, la procura chiede 10 mesi per la sindaca

ROMA – Dieci mesi di reclusione con la concessione delle attenuanti generiche. Questa la richiesta della Procura per la sindaca di Roma Virginia Raggi, imputata per falso nell’ambito del processo sulla nomina di Renato Marra alla direzione del dipartimento Turismo del Campidoglio.

La richiesta arriva al termine della requisitoria del pm Francesco Dall’Olio e del procuratore aggiunto Paolo Ielo durata poco più di un’ora e mezza. La sentenza è attesa per domani, sabato 10 novembre. “Ci sono troppi pesi su questo processo – ha detto il pm Ielo durante la requisitoria -. Pesi che avrei preferito non ci fossero, ma ci sono”. Il magistrato ha aggiunto: “Il problema è che è giusto fare un processo come se questi pesi non esistessero perché la legge solo così è uguale per tutti”.

La Raggi è imputata per aver dichiarato alla responsabile anticorruzione del Campidoglio, di aver deciso, lei sola, ogni dettaglio della nomina a capo della direzione Turismo di Renato Marra, senza consultare il fratello del candidato (Raffaele) che all’epoca era capo del personale. La circostanza sarebbe smentita dalle chat in cui Raggi rimprovera l’ex capo del personale per l’aumento di stipendio a Renato Marra. Per la stessa vicenda Raffaele Marra risponde di abuso di ufficio in un processo a parte.

Secondo una fonte governativa 5stelle interpellata dall’AdnKronos, se domani il verdetto per la sindaca di Roma dovesse essere la condanna in primo grado, il M5S terrà la linea dura. Dunque dimissioni subito, e, in caso di mancato passo indietro, espulsione dal partito con conseguente ritorno alle urne.

“Per quanto riguarda il sindaco di Roma, io non conosco l’esito del processo ma il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete”. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio. “Il codice etico del 2016 relativamente agli indagati non è stato mai applicato”, ha affermato la sindaca in dichiarazioni spontanee nel corso dell’udienza sul processo sulle nomine in Campidoglio. “Solo in un caso, quello del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, si arrivò alla sospensione perché non aveva comunicato la sua iscrizione nel registro degli indagati”, ha aggiunto Raggi.

 

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