ROMA – Il vitalizio dei consiglieri regionali è salvo. A dispetto della legge anti-Fiorito (non vale per gli attuali consiglieri), nonostante le solenni promesse dei parlamentari (280 ex consiglieri regionali però siedono in Parlamento), i colleghi di Batman e di Nicole Minetti non dovranno aspettare 66 anni per accedere al vitalizio e non gli occorreranno almeno due legislature per beneficiare del privilegio. Il decreto Monti, che appunto recava queste disposizioni, è stato svuotato di senso a colpi di emendamenti e astute manomissioni del testo originario.
L’articolo 2 del decreto 174 approvato alla Camera il 13 novembre scorso con tanto di fiducia (relatori Chiara Moroni, finiana e Pierangelo Ferrari Pd), all’ultima riga, alla lettera “m”, dice: “Le disposizioni di cui alla presente lettera non si applicano alle regioni che abbiano abolito i vitalizi”. Dopo qualche mese passato in trincea a difendersi dall’indignazione generale, in extremis è scattata la rappresaglia improvvisa, il blitz risolutore. Geniale nella sua semplicità: non si dice da nessuna parte ridateci quello che ci avete tolto.
Si dice, invece: i consigli regionali tutti hanno già votato una legge che impedirà a un Batman qualsiasi di percepire la pensione a 50 anni, avete visto. Quindi, è inutile applicare un tetto a dei vitalizi che non ci sono più. Il ragionamento andrebbe rovesciato. Come rileva giustamente Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, “se le pensioni non ci sono più, che senso ha precisare in una legge che non si applica il tetto?”. Ce l’ha , eccome. Le nuove regole varranno per la prossima legislatura dei consigli regionali. L’attuale classe dirigente regionale sarà probabilmente archiviata, senza particolari onori ma con il vitalizio assicurato. Una fine ingloriosa.
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