Web Tax, Boccia: “Tassare chi non paga. E-commerce, Google, poker online”

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Francesco Boccia (foto LaPresse)

ROMA – Una “web tax”, ovvero una tassa che vada a colpire chi sul web opera e vende in Italia e paga le tasse altrove, cioè dove costa molto meno. Google su tutti, ma anche Amazon e i siti che vendono prodotti e servizi vari, compreso il gioco d’azzardo online.

E’ la proposta formulata da Francesco Boccia del Partito Democratico e che nelle sue intenzioni punta sia a reperire risorse sia a risolvere un’anomalia, quella della vendita online, che per Boccia è concorrenza sleale e dumping  fiscale. Non la pensano così, però, gli hacker che hanno attaccato e reso irraggiungibile il sito dello stesso Boccia nel pomeriggio di mercoledì 6 ottobre.

La tassa. La cosiddetta “web tax” serve a combattere il “dumping fiscale”, cioè la concorrenza sleale che le piattaforme dell’ e-commerce stabilite all’estero fanno verso gli imprenditori italiani che operano nello stesso settore. Lo spiega, parlando con il cronista a Montecitorio, Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio e proponente dell’emendamento alla stabilità con la “web tax”. ”Quello che ancora non è chiaro – spiega Boccia – sono i contorni di questa proposta, che non riguarda solo chi vende pubblicità in Italia attraverso piattaforme estere, ma anche tutto l’e-commerce”.

Boccia invita a non chiamarla “Google tax” o “Amazon tax”, anche se questi due giganti verrebbero colpiti dalla nuova imposta che impone di avere una partita Iva a chi vende prodotti in Italia via web, siano essi pubblicità o oggetti, come fanno Google o Amazon: “se  è per questo – sottolinea il presidente della commissione Bilancio – c’è anche il poker on-line, e altri giochi sul web, le cui piattaforme sono per la maggior parte all’estero: i soldi vengono fatturati nel nostro Paese, ma poi vengono pagate tasse in Irlanda o in Lussemburgo, con aliquote molto più basse delle nostre”. Ed è proprio questo il punto: ”questa è concorrenza sleale – sottolinea Boccia – è “dumping fiscale” a danno dei nostri imprenditori che fanno le stesse attività ma con piattaforme basate in Italia, e pagano un aliquota di sette punti più alta. Se non interveniamo li spingiamo ad andare in Lussemburgo”.

Gli hacker. Alcuni hacker, residenti in Portogallo, hanno attaccato il sito del presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd) che nei giorni scorsi ha proposto di inserire nella legge di stabilità la cosiddetta ‘Web tax’. Lo ha riferito lo stesso Boccia al cronista, mostrando la denuncia da lui presentata alla Polizia Postale da cui si desumono gli aspetti tecnici di questo attacco informatico.

Boccia riferisce che da quando giovedì scorso l’ANSA ha riportato la sua proposta sulla cosiddetta ‘Web tax’ (che fa pagare in Italia le tasse ai giganti del web relative agli introiti fatturati nel nostro paese), ha ricevuto “decine di mail dall’estero provenienti da diversi paesi, e contenenti insulti”.

Poi il salto di qualità con l’attacco informatico partito il 31 ottobre scorso alle 12,49 da un hacker, le cui tracce riconducono al Portogallo. Si tratta di un attacco del tipo cosiddetto di ‘defacing’: “i visitatori del sito – si legge nella nota tecnica allegata alla denuncia – erano ricondotti verso un sito web ospitato in Russia (anch’esso hackerato), dove erano invitati a scaricare un plugin per la navigazione contenente un virus del tipo trojan”.

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