Zappacosta, la vecchia politica vestita da ragazzi

Zappacosta, la vecchia politica vestita da ragazzi
Zappacosta, la vecchia politica vestita da ragazzi

Zappacosta, la vecchia politica vestita da ragazzi.

Il vestito tirato a lucido, la cravatta blu, il capello un po’ yuppie anni ottanta. E poi quei ghigni beffardi, quell’aria un po’ da superiore e un’empatia molto simile a quella che sprigionano Mario Monti e Giuliano Amato quando vanno in qualche trasmissione tv. Qualche giorno fa a Sky Tg24, ospite di Paola Saluzzi, c’era Andrea Zappacosta, il leader di Azzurra Libertà, un movimento giovanile vicino a Forza Italia che si pone come obiettivo quello di formare e fornire una nuova classe dirigente al partito di Berlusconi, così da sostituire quei tanti, troppi politici di professione che stazionano in Parlamento da qualche decennio.

Nel salottino della Saluzzi si parlava di Roma, dei partiti, di Forza Italia, del futuro. «Bisogna essere onesti – ha tuonato Zappacosta – e dire che  l’attuale gruppo dirigente ha fallito. Per questo c’è bisogno di gente nuova, i partiti non tirano più». Parole coraggiose in un partito dove la monarchia ha sempre sovrastato ogni forma di dibattito democratico (nonostante, fortunatamente, non sia mai degenerata in forme dall’antico sapore stalinista), ma decisamente scontate, quasi ripetitive, poco originali. Il problema del centrodestra, forse, è proprio questo. Quando qualche anno fa l’antipolitica è avanzata a ritmi che nessuno immaginava, c’è stata un adeguamento generale agli slogan demopopulisti dei nuovi Masaniello, ignorando – volutamente o no è difficile capirlo – che non c’era un problema di volti ma di pragmatismo, di programmi, di contenuti.

Evidentemente qualcuno all’interno del movimento di Zappacosta se ne è accorto. Magari ha temporeggiato, ha provato capire se si trattasse di un deragliamento temporaneo, se ci fossero margini per ricucire. Poi deve aver capito che le ambizioni e la voglia di emergere nove volte su dieci fagocitano ogni tipo di valore e ideale politico. E ha deciso di strappare, di uscire da Azzurra Libertà. E’ questa la decisione presa qualche giorno fa un gruppo di ragazzi. Via dal movimento di Zappacosta e approdo in Forza Italia Giovani. Una decisione difficile da giudicare nel merito per noi che non seguiamo e non ci siamo mai interessati delle dinamiche interne all’universo giovanile forzista.

Tuttavia, in questa vicenda c’è un episodio che ci è rimasto impresso per la sua mestizia e che si è concretizzato quando, su noto social network, una delle “dissidenti” ha reso fruibili alcune conversazioni private con Andrea Zappacosta, nelle quali emergeva una certa duplicità di pensiero rispetto alle sue posizioni pubbliche. Da una parte, in privato, il leader di Azzurra Libertà invita a non cedere alle sirene leghiste di Bologna dell’otto novembre, in piazza Maggiore, a portare avanti le attività del proprio movimento, piuttosto che armarsi e partire alla volta del capoluogo emiliano, affermando che quella piazza è della Lega. In pubblico, invece, dichiara che «gli oltre 2.500 giovani di Azzurra Libertà sono stati sempre fautori di un intervento di Berlusconi a Bologna» e che quella presa dal leader forzista è la scelta giusta che rilancerà il partito.

«Demente, ma cosa pubblichi? Sono messaggi di conversazioni private, ti querelo», è stata la sua reazione, espressa con rabbia alla “dissidente” in un messaggio via whatsapp (anche questo reso pubblico). Ora, è chiaro che rendere note delle conversazioni private non è proprio il massimo per chi ha sempre sostenuto il sacrosanto diritto alla privacy (tra gli elettori del Cavaliere praticamente il 99%), ma una reazione così scomposta, una caduta di stile così plateale, non è affatto plausibile per chi punta a raccogliere l’eredità di Berlusconi. Uno a cui le hanno fatte di tutti i colori, ma che non è mai scaduto nell’insulto, che ha sempre smorzato gli intenti di chi voleva abbatterlo e denigrarlo, magari proprio utilizzando la pubblicazione di intercettazioni e conversazioni private. Ha sempre spiegato Berlusconi, argomentato le sue ragioni, fornito dei chiarimenti, a volte plausibili, a volte meno, ma non si è mai sognato di insultare nessuno. E forse Zappacosta dovrebbe prendere spunto, chiedere scusa, spiegarci perché in pubblico professa una cosa e in privato l’esatto contrario. Che poi era quello che facevano i comunisti, gli avversari di Berlusconi.

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