Zona arancione, le altre 4 regioni gialle a rischio: Emilia Romagna, Campania, Friuli, Veneto Zona arancione, le altre 4 regioni gialle a rischio: Emilia Romagna, Campania, Friuli, Veneto

Zona arancione, le altre 4 regioni a rischio: Emilia Romagna, Campania, Friuli, Veneto

Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Campania: sono queste le 4 regioni che rischiano ulteriori restrizioni nelle prossime ore.

Sono Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto le 4 regioni che rischiano di diventare zona arancione. Ieri il presidente dell’Iss, Brusaferro, aveva detto che, stando ai dati, c’erano altre 4 regioni a rischio. Altre 4 che sono in zona gialla.

Altre 4 oltre naturalmente a quelle già in zona rossa (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria) e alle 6 in zona arancione (Puglia, Sicilia, Abruzzo, Basilicata, Liguria e Toscana). E oltre alla Provincia di Bolzano, che si è auto nominata zona rossa.

Zona arancione e zona rossa: quali regioni ci saranno a breve

Entro la fine della settimana potrebbero essere 14 le Regioni, oltre alla provincia di Bolzano, nelle quali sono necessarie misure più restrittive. Più restrittive rispetto a quelle già in vigore in tutta Italia. Non un lockdown generale per fermare la crescita dei contagi da Covid, ma qualcosa che ci assomiglia molto. Visto che più di due terzi del Paese sarebbero in zona arancione o rossa.

Nelle ultime ore Abruzzo, Basilicata, Liguria e Toscana sono andate ad affiancare Sicilia e Puglia in zona arancione. E la provincia di Bolzano è finita in zona rossa assieme a Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Ora il ministro della Salute Roberto Speranza si è preso infatti ancora qualche ora per valutare non solo la situazione della Campania, ma anche di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto.

Tutte Regioni che, secondo gli esperti, potrebbero veder schizzare verso l’alto i propri parametri nei prossimi giorni. E per le quali è (sarebbe) necessario “anticipare” gli interventi.

Lockdown totale, ipotesi che per ora non c’è

Per ora l’ipotesi di un nuovo lockdown totale “non esiste”, non è sul tavolo. Il governo vuole attendere di vedere gli effetti del Dpcm del 3 novembre sulla curva dei contagi e solo allora si deciderà. E gli stessi scienziati frenano.

Il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli parla di “decelerazione” della curva, “frutto delle misure già poste in essere”. Quello dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, parla di “segnali incoraggianti”. Anche se sono proprio i medici ad insistere. Dopo Anelli, ad invocare il ‘tutto chiuso’ è stato infatti il presidente della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti. “Serve una zona rossa in tutta Italia. Mi pare assurdo che questo si sia deciso nel momento in cui il nord aveva percentuali di contagio così importanti e oggi si stia rimandando a questa barzelletta del puzzle”.

Le regole in vigore e quelle da far rispettare

Il dato di fatto è però che già ora in mezza Italia sono chiusi bar e ristoranti e non ci si può spostare dal proprio comune. Se si aggiungessero le 4 regioni indicate dall’Iss, resterebbero in zona gialla solo Lazio, Molise, Marche e Sardegna, oltre alla provincia di Trento.

Nel fine settimana, inoltre, scatterà un’ulteriore stretta in tutta Italia. Il Viminale ha espressamente chiesto ai prefetti di convocare i Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica con un duplice obiettivo. Da una parte incrementare i controlli per evitare gli assembramenti nelle zone più frequentate di città e località turistiche. Dall’altro di coordinare con i sindaci la chiusura di quelle strade e piazze dove si concentra la movida.

I dati dell’Iss

L’indicazione che arriva dagli scienziati per Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto è chiara: “sulla base dell’ultimo monitoraggio ci sono 4 regioni che vanno verso un rischio alto e nelle quali è opportuno anticipare le misure più restrittive” ha detto Brusaferro.

Tutte e quattro, secondo il documento dell’Iss e della cabina di regia, si trovano nello scenario 4 (il peggiore tra quelli ipotizzati), con un rischio moderato ma “con probabilità alta di progressione a rischio alto”.

La Campania, ad esempio e solo per citare alcuni parametri, ha un’incidenza di casi per 100mila abitanti di 633,48, sotto solo alle regioni già rosse, 21.434 nuovi casi in una settimana (seconda solo alla Lombardia), un rapporto positivi/tamponi salito in una settimana dal 10,5% al 18,1%. Nessuno esclude, dunque, che già nei prossimi giorni possano esser firmate le nuove ordinanze.

E non è un caso che i governatori di tre delle 4 regioni a rischio – Stefano Bonaccini, Massimiliano Fedriga e Luca Zaia – stiano studiando un’ordinanza ‘comune’ per evitare di scivolare dalla fascia gialla a quella arancione o rossa. L’idea è quella di introdurre autonomamente nelle tre regioni misure più restrittive di quelle già in vigore: restrizioni alla mobilità e contro gli assembramenti. Il presidente della Campania Vincenzo De Luca continua invece a ribadire che per la sua regione non c’è alcuna decisione da prendere. “La collocazione è stata decisa ieri a fronte della piena rispondenza dei nostri dati a quanto previsto dai criteri oggettivi fissati dal ministero della Salute”. (Fonte Ansa e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)

 

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