10 anni di Papa Francesco. Il bilancio? Capitolo 25, Vangelo di Matteo 10 anni di Papa Francesco. Il bilancio? Capitolo 25, Vangelo di Matteo

10 anni di Papa Francesco. Il bilancio? Capitolo 25, Vangelo di Matteo

Chi sale al secondo piano della scuola di italiano per stranieri del Centro Astalli di Roma, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, si trova davanti una scritta che recita: “Ero forestiero e mi avete accolto, ero nudo e mi avete vestito”. E’ tratta dalla parabola del giudizio finale del Vangelo secondo Matteo. Papa Francesco, primo gesuita a diventare pontefice, l’ha scelta per fare un bilancio sui primi dieci anni del suo mandato.

Nel corso di un’intervista con Il Fatto Quotidiano, quando gli è stato chiesto un resoconto sul suo pontificato, iniziato il 13 marzo del 2013, il Papa ha risposto: Il bilancio lo farà il Signore quando vorrà. Il modo in cui lo farà ce lo ha detto lui stesso al capitolo 25 del Vangelo di Matteo: ‘Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi…'”.

Quella scritta che campeggia nella sede romana del Jesuit Refugee Service è “la via” per Francesco, il metro con cui i fedeli, lui stesso per primo, saranno giudicati da Dio. Accoglienza detto in altro modo. Una parola che mai come in questi giorni, a poco più di due settimane dal naufragio di Cutro, è dominante nelle cronache giornalistiche e nel dibattito politico. Accogliere, come il verbo che fece tremare le ale conservatrici della chiesa quando Francesco lo usò per riferirsi all’approccio verso gay e trans.

Papa Francesco, l’accoglienza al centro della sua missione terrestre

Il pontefice, incontrando i partecipanti al convegno della ‘Cattedra dell’Accoglienza’, tenutosi lo scorso 9 marzo nel Palazzo Apostolico Vaticano, ha rimarcato più volte il tema dell’accoglienza. Il Papa ha invitato i fedeli a “portare avanti il cammino di formazione, per poter sempre meglio vivere l’accoglienza e promuovere una cultura dell’accoglienza”. Facendo riferimento all’Antico Testamento, Bergoglio ha posto attenzione sui passaggi in cui si citano “le tre persone alle quali si deve una speciale attenzione: la vedova, l’orfano e il migrante“.

Francesco ha citato diversi passaggi della sua Enciclica ‘Fratelli Tutti’, spiegando che “per poter operare, per poter generare accoglienza, bisogna anche pensare l’accoglienza”. “L’accoglienza è un’espressione dell’amore, di quel dinamismo di apertura che ci spinge a porre l’attenzione sull’altro, a cercare il meglio per la sua vita”. In un altro passaggio di ‘Fratelli Tutti’, il Pontefice ha lanciato il suo appello ai Paesi del mondo affinché pensino “come famiglia umana” e non singolarmente.

“I nazionalismi chiusi – ha ricordato Bergoglio – manifestano in definitiva questa incapacità di gratuità, l’errata persuasione di potersi sviluppare a margine della rovina altrui e che chiudendosi agli altri saranno più protetti. L’immigrato è visto come un usurpatore che non offre nulla. Così, si arriva a pensare ingenuamente che i poveri sono pericolosi o inutili e che i potenti sono generosi benefattori. Solo una cultura sociale e politica che comprenda l’accoglienza gratuita potrà avere futuro“.

Gestione cookie