Obama snobba Berlusconi, Merkel e Sarkozy. Vede solo Cameron e poi: Corea, Cina, India, Giappone, Indonesia

Pubblicato il 26 Giugno 2010 - 07:57 OLTRE 6 MESI FA

La posizione del Giappone è dunque quella delle conclusioni del G20 finanziario di Busan, in Corea, in cui, ha ricordato il portavoce, si sottolinea come ”bisogna sviluppare il principio secondo cui i contribuenti non devono più pagare per le crisi finanziarie”, senza però che questo implichi una tassa sulle banche. In merito alla discussione su come coniugare crescita e risanamento dei conti, il Giappone si schiera da parte di chi sostiene che è ancora presto per ritirare i piani anti-crisi.

Anche se lo scenario è mondiale, o come si dice oggi, globale, e i temi di politica internazionale sul tappeto sono molti, anche Obama è in larga misura prigioniero della politica interna americana e è consapevole che sulla marea nera si gioca la faccia con una parte importante del suo elettorato, il mondo “green”, ambientalista, e i neri della Louisiana che ancora portano le conseguenze della disastrosa gestione dell’uragano Katrina da parte della amministrazione Bush e guardavano a Obama come a qualcosa di diverso da quel mondo di sfruttatori bianchi che ha continuato a comportarsi come se la schiavitù fosse ancora in vigore.

Sulla marea nera Obama può giocare con decisione la carta della demagogia, come ha fatto da maestro, anche per un banale fatto, che la sigla Bp, responsabile del disastro, sta per British Petroleum e la sede della compagnia è a Londra. Quindi  Obama ci può andare pesante, sicuro di non urtare interessi americani e anzi magari di conquistarsi qualche gratitudine da parte dei petrolieri americani, notoriamente grandi elettori dell’odiata famiglia Bush. Se la Bp saltasse, sarebbero in molti a brindare in quel di Dallas.

Questo spiega l’incontro con Cameron, a sua volta pressato dalla giusta tutela degli interessi inglesi e probabilmente anche pungolato dai terrorizzati azionisti. Anche se le azioni ordinarie della società sono distribuite tra più di 314 mila azionisti, quasi il 95% di quelle azioni è concentrato in sole 777 mani: fondi di investimento, mega banche e privati, il fior fiore del capitalismo britannico, magari ci sarà anche qualcuno della famiglia reale e molto probabilmente qualcuno che con le sue donazioni ha contribuito al successo elettorale di Cameron.

Cameron è arrivato al G 20 molto agguerrito dicendo subito che sui costi che Bp dovrà sostenere per far fronte ai danni causati nel Golfo del Messico ”serve chiarezza”, perché bisogna evitare che si arrivi alla ”distruzione” della compagnia petrolifera:”E’ nell’interesse di tutti che Bp resti una compagnia forte e stabile. E’ una questione che Gran Bretagna e America devono risolvere, per vedere quello che Bp deve fare ma senza che sia trattata in maniera tale da ostacolarne la capacità d’azione. Bp vuole fermare la fuoriuscita di petrolio e ripulire l’area inquinata dalla marea nera. E vuole pagare i pescatori colpiti, i proprietari degli alberghi, e la gente che ha sofferto da questa situazione. E lo farà”. Però è chiaro il messaggio a Obama, che c’è andato giù molto pesante, a colpi di miliardi di dollari, nelle richieste di risarcimento: “Vacci piano, non esagerare con la demagogia, l’Inghilterra non si fa mettere i piedi in testa da te”.

Per essere certo di  presentarsi all’incontro con Obama in forma smagliante, Cameron, arrivato giovedì sera in Canada, ha inserito nel programma della sua giornata di debutto sulla scena dei summit mondiali ”un buon inizio”: un ”po’ di nuoto nel lago”, antistante l’esclusivo resort di Derrhurst, dove sono ospitati i Grandi della terra. ”E’ stato un ottimo inizio di giornata”, ha commentato Cameron, che ha aggiunto essersi trattato di una nuotata forse tra le ”più sicure mai fatte: ero tra due file di poliziotti e probabilmente nel lago c’erano anche gli uomini-rana”.