Incendio a una moschea ostacolo sulla strada dei negoziati Israele-Palestina

Pubblicato il 4 Maggio 2010 - 19:36 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen

Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, tiene appesi a un filo i negoziati con Israele. L’incendio divampato lunedì notte nella moschea Luban a-Sharkya, in Cisgiordania, ha aggravato la situazione, gettando un’ombra alla vigilia dell’avvio dei ‘proximity talks’ fra Israele e Anp, mediati dall’emissario statunitense George Mitchell.

Secondo una nota diffusa da Abu Mazen, l’episodio – che i palestinesi della zona attribuiscono a coloni ebrei oltranzisti, già protagonisti in passato di fatti simili, ma la cui natura dolosa non risulta in questo caso ancora confermata – rappresenta «una minaccia agli sforzi per rilanciare il processo di pace» intrapresi da Washington.

Per i palestinesi le fiamme alla moschea sono il frutto di «un’azione criminale” e si evoca una qualche «responsabilità del governo israeliano», visto che «l’esercito protegge i coloni».

Yossi Baidatz, responsabile dell’intelligence di Israele, ha commentato: «Il presidente dell’Anp Abu Mazen (Mahmud Abbas) prepara il terreno al fallimento dei colloqui, allo scopo di smascherare a suo parere il “vero volto” di Israele». Lo 007  ha tenuto il suo intervento davanti alla Commissione parlamentare per gli affari esteri e la difesa.

«Abu Mazen – ha proseguito Baidatz – è interessato ad un accordo con Israele, ma il suo grado di elasticità nelle questioni cardinali è molto limitato. In Abu Mazen non rileviamo alcun vero tentativo di mostrarsi elastico e lui si ripresenterà alle trattative con le stesse identiche posizioni esposte al precedente governo israeliano».