Afghanistan verso la guerra di maggio. Anzi, la guerra da maggio a settembre. Il presidente americano Joe Biden annuncia il ritiro delle truppe Usa dal Paese entro l’11 settembre. Data scelta non casualmente. Ma di fatto prolunga la permanenza dei suoi militari di quasi sei mesi rispetto all’accordo preso da Trump che prevedeva la smobilitazione entro maggio.
Una decisione che non piace ai talebani, ancora assolutamente presenti e in forze, che diserteranno la conferenza di pace in Turchia. E, soprattutto, annunciano attacchi contro i militari stranieri presenti nel paese dopo la scadenza di maggio. Italiani compresi.
Afghanistan: gli Usa andranno via entro l’11 settembre
La notizia era nell’aria e Washington aveva già avvertito gli alleati, ma ora è diventata ufficiale. Gli Stati Uniti lasceranno l’Afghanistan, e lo faranno a 20 anni esatti dall’attacco alle Torri Gemelle, l’11 settembre 2021.
Due decenni di guerra, la più lunga della storia americana, costati la vita a quasi 2.500 soldati Usa e ad oltre 100.000 civili afghani, pagata qualcosa come 2mila miliardi di dollari con risultati che definire scarsi è eufemistico. “L’Afghanistan ora non si eleva più al livello delle altre minacce”, ha spiegato una fonte dell’amministrazione al Washington Post.
“Eravamo andati in Afghanistan nel 2001 per un obiettivo particolare: fare giustizia contro gli autori dell’attacco dell’11 settembre e annientare i terroristi che cercavano di usare quel Paese come rifugio sicuro. Lo abbiamo raggiunto qualche anno fa”.
Afghanistan, guerra da maggio a settembre: la promessa di Trump ai talebani
In verità, però, a Kabul e dintorni la realtà non sembra così diversa da quella del 2001. Tanto è vero che i talebani sono ancora una forza viva e decisiva, tanto da essere invitati e necessari intorno ad un tavolo creato dalle Nazioni Unite per cercare una pace credibile.
A quel tavolo però i talebani non siederanno, diserteranno la conferenza di pace prevista ad Istanbul a fine aprile. Perché il ritiro annunciato dall’amministrazione Biden è per loro in realtà un prolungamento e un rompere i patti presi con il precedente inquilino della Casa Bianca.
Era il febbraio 2020 quando l’amministrazione Trump trovò un accordo con i talebani. Che accettarono di mettere fine agli attentati e tenere colloqui di pace con il governo di Kabul. In cambio era previsto l’impegno Usa per un completo ritiro entro il maggio 2021.
Non solo, i talebani hanno anche fatto sapere che dopo la scadenza concordata con Trump considereranno i soldati stranieri presenti in Afghanistan come obiettivi legittimi, preannunciando di fatto una ripresa degli attacchi e degli attentati fortemente diminuiti negli ultimi mesi. Anche se non sono diminuiti nello stesso lasso di tempo quelli contro i civili. Di fronte a queste dichiarazioni, l’amministrazione americana ha avvertito i talebani che qualsiasi attacco durante tale fase riceverà “una risposta forte”: ecco la guerra di maggio prossima ventura. In Afghanistan ci sono oggi circa 7mila uomini della coalizione internazionale, di cui 800 italiani.