Al Cairo sfida al coprifuoco, 100 morti, fuga a Dubai, Sawiris a Roma, dove è Mubarak?

IL CAIRO – Migliaia di persone hanno sfidato ancora il coprifuoco al Cairo continuando la protesta contro il regime anche nella notte. Un manifestante è stato ucciso da un cecchino nei pressi del ministero dell’Interno, dove sono stati segnalati sporadici incidenti.

La quinta giornata della collera è stata funestata ancora da 33 morti e il bilancio dei durissimi scontri di questi giorni è salito a 102 morti.

Anche se il presidente Hosni Mubarak ha nominato un nuovo governo, la rivolta non si placa.Le violenze hanno cambiato scenario e obiettivo. Un’ondata di saccheggi è dilagata nelle zone residenziali della capitale, spingendo l’esercito a lanciare un appello ai manifestanti ad aiutarlo a controllare le strade e le proprietà dei cittadini. Vandali hanno anche assaltato il museo egizio del Cairo rompendo le vetrinette di esposizione, e lasciando a terra, talvolta in pezzi, preziosi reperti dell’antico Egitto, prima che l’esercito prendesse il controllo dell’edificio.

L’entrata in scena dei soldati, a lungo invocati dai manifestanti esasperati dalle violenze della polizia, ha contribuito a riportare un po’ di calma nelle piazze invase da migliaia di persone, in barba al coprifuoco anticipato di tre ore rispetto a venerdi. Pur avendo l’ordine di essere intransigenti con chi non rispettasse la consegna di non essere in strada dalle 16 alle 8 del mattino, i soldati nei loro cingolati e carri armati, dispiegati nei punti strategici del Cairo e di altre città egiziane, non sono intervenuti. In molti casi hanno simpatizzato con i manifestanti che hanno pacificamente preso d’assalto i blindati scambiandosi pacche sulle spalle e strette di mano con i militari.

Nessuna reazione è venuta dai soldati nemmeno quando la gente è rimasta in strada dopo l’annuncio delle nomine fatte dal rais Hosni Mubarak. Il presidente, che la scorsa notte aveva preannunciato la formazione di un nuovo governo,ha provveduto a nominare un vice, Omar Suleiman, potentissimo fedele capo dei servizi segreti, e titolare di dossier delicati come quello del negoziato palestinese, da tempo indicato come possibile successore di Mubarak alle presidenziali previste per la fine di questo anno.

A capo del governo, Mubarak ha indicato Ahmed Shafik, ministro dell’aeronautica civile. Entrambi sono generali così come sono legati all’esercito o comunque alle forze di sicurezza secondo indiscrezioni dei media. Alla difesa sarebbe andato il capo di Stato maggiore Sami Anan mentre agli Interni sarebbe stato nominato un altro generale Ahssan Abdel Rahman. Le decisioni del rais non hanno soddisfatto le folle e nemmeno gli oppositori politici.

Per i Fratelli musulmani e per Mohammed El Baradei, leader del movimento per la riforma, la nomina di Suleiman e di Shafik deve solo essere il preludio per la fine del regime Mubarak e l’avvio di una transizione pacifica che porta alle riforme.

Anche i manifestanti sono rimasti in piazza dopo le nomine per segnalare il loro scontento. Molti sono tornati alle loro case per prendere parte a una sorta di ronde popolari che i condomini stanno mettendo in piedi in molti quartieri per vigilare contro l’arrivo di bande di saccheggiatori. Armati di coltello e talvolta di armi da fuoco assaltano negozi, grandi magazzini, automobili e case private per rubare, ma secondo molti egiziani anche per creare il caos.

Come avviene dall’inizio della protesta, anche sabato si sono rincorse voci su fughe all’estero, poi smentite, dei figli di Mubarak Gamal e Alaa, il primo insistentemente indicato come suo possibile delfino. Dati entrambi a Londra con la famiglia, la notizia è stata smentita dalla tv di Stato.

Una ventina di jet privati ha però effettivamente lasciato il Cairo per Dubai e uno anche per l’Italia. A bordo di quest’ultimo c’era la famiglia di Neguib Sawiris, patron della Wind.

Meno fortuna hanno avuto i circa 2.000 viaggiatori rimasti tutta la giornata all’aeroporto nella speranza di lasciare il paese. A livello internazionale la preoccupazione resta forte. Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, al termine del suo incontro con lo staff della Sicurezza Nazionale ha rinnovato il suo appello a fermare le violenze e a favore della moderazione.

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