Al Qaeda perde consensi, ma ci si aspettano colpi di coda

di Licinio Germini
Pubblicato il 8 Maggio 2011 - 13:28 OLTRE 6 MESI FA

L'ex-vice di bin Laden, Ayman al-Zawahri

WASHINGTON, STATI UNITI – E’ improbabile che Al Qaeda e il movimento globale che ha generato vengano subito messi in difficoltà dalla morte di Osama bin Laden, che secondo svariate fonti era da tempo rimosso dall’organizzare operazioni terroristiche e la cui popolarità nel mondo musulmano era sensibilmente calata negli anni recenti.

Ma la morte del fondatore e leader spirituale della rete terroristica globale, giunta mentre il mondo arabo si ribella chiedendo libertà e democrazia ai tiranni senza che Al Qaeda sia in alcun modo coinvolta, suscita domande sulla sua rilevanza e potrebbe ulteriormente diminuire l’attrattiva per il violento estremismo predicato da bin Laden.

”La sua uccisione è un avvenimento straordinario ed è molto importante da un punto di vista simbolico”, rileva Audrey Kurth Cronin, esperta di terrorismo al National War College di Washington ed autrice di libri sull’argomento, ”ma per quanto riguarda Al Qaeda l’importanza pratica di bin Laden già da tempo non era paragonabile minimamente a quella che aveva al tempo dell’attacco alle Torri Gemelle”.

E un ex-jihadista che ha combattuto con bin Laden in Afghanistan, Mohammad Omar Abdel Rahman, 38 anni, ha dichiarato al New York Times che il fondatore di Al Qaeda non ha svolto ruoli di leadership all’interno dell’organizzazione per almeno 10 anni. ”E’ stato sempre un simbolo”, ha aggiunto, ”ma nel movimento non poteva guidare e gestire perchè era troppo esposto alla caccia degli americani. La sua fine non avrà alcun impatto”.

Funzionari occidentali dell’antiterrorismo stanno ora concentrando la loro attenzione su gruppi come Al Qaeda nella Penisola Arabica, costituito in prevalenza da sauditi e yemeniti, per vedere se hanno le mani legate per via dei disordini nei loro Paesi o se si mobiliteranno per riempire il vuoto lasciato dalla morte di bin Laden con azioni terroristiche che attraggano l’attenzione dei media.

La dipartita di bin Laden, ritiene l’intelligence occidentale, potrebbe aumentare l’importanza di Anwar al-Awlaki, cittadino americano, attualmente nascosto nello Yemen.

Tempi difficili si preannunciano per i dirigenti dell’antiterrorismo soprattuto negli Stati Uniti e in Europa, che dovranno essere pronti a prevenire nuovi eventuali attacchi concepiti da Ayman al-Zawahri, il vice di bin Laden, e dai suoi seguaci allo scopo di dimostrare che sono tuttora in grado di colpire. ”C’è da chiedersi quanto tempo occorrerrà a Zawahri per dimostrare la vitalità del movimento, considerando che ora, dopo la morte del capo, hanno un grande incentivo”, dice Bruce Hoffman, esperto di terrorismo alla Georgetown University di Washington.

Il loro incentivo è tanto più grande, rilevano gli analisti, perchè la popolarità di Al Qaeda è andata diminuendo. Anche quando gli Stati Uniti erano impegnati nella loro decennale caccia a bin Laden, la sua influenza tra i musulmani di molti Paesi era in calo, spesso perchè i terroristi uccidevano civili innocenti. In Pakistan, per esempio, un sondaggio dell’istituto demoscopico Pew Research aveva accertato che la fiducia in lui era crollata dal 46 per cento nel 2003 al 18 per cento l’anno scorso.