Aria di golpe in Corea del Nord sempre più povera, dove è proibito anche ridere, ma guai sottovalutare Ciccio Kim

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 26 Dicembre 2021 - 08:50 OLTRE 6 MESI FA

Che Natale triste ha vissuto la Corea del Nord. Ammesso che da loro esista il Natale. Il leader maximo Kim John-un ha imposto al suo popolo il divieto di ridere per 11 giorni.

Feste vietate. Motivo: nell’anniversario della morte del “caro leader” (ha governato il Paese asiatico dal 1994 al 2011) il modo migliore per ricordare e onorare papà è un rigoroso silenzio. Via i sorrisi, le feste, piangere ai funerali, fare spesa al supermercato, bere alcolici. Dal 17 dicembre ( giorni della morte del babbo) al 28. Guai a chi sgarra. Pena: la galera.
Parola di “Ciccio Kim”(copyright Dagospia). La notizia sta facendo il giro del mondo. Le risate si sprecano, i dubbi crescono.

Vero, falso? Due fonti si dicono sicure, documentate, inattaccabili. Cioè Radio free Asia e il settimanale Newsweek, entrambe fonti americane. Dunque di parte. La Radio è addirittura finanziata dal governo americano e dalla sua sede centrale di Washington trasmette dal 1994 “notizie, informazioni, rapporti editorialmente indipendenti ai Paese asiatici i cui governi vietano l’accesso a una stampa libera”.

È certamente una potenza. Tasmette in dieci lingue, anche cinese mandarino, tibetano, birmano, vietnamita. E naturalmente in coreano. Il settimanale ha invece la sua sede centrale a New York, ha un sito molto frequentato.

Allora è tutto vero? Calma. Persino i media della Corea del Sud ci vanno piano.

Stanno prudentemente fuori dal coro. Piuttosto avvertono che da quelle parti “tira un’aria di golpe”. Dicono che la sorella stia tentando di fargli le scarpe, dicono che stia scalando con successo e rapidità le gerarchie del Partito dei lavoratori.  Solo voci per ora.

È vero che la Corea del Nord sta attraversando un gran brutto momento fatto di carestia, malnutrizione, povertà al galoppo, crisi alimentare. Un Paese in ginocchio anche per le sanzioni internazionali dovute ai primi dieci anni di potere assoluto. Di un giovane dittatore di uno Stato totalitario inventato dal nonno e proseguito dal padre.

Un decennio che tiene in allerta intelligence di mezzo mondo. Un decennio di sparizioni, esecuzioni, purghe contro i rivali, l’uccisione di zio e fratellastro, abusi dei diritti umani, inquietanti test missilistici e nucleari, vendite illegali di armi ad altri regimi amici, crimini informatici, i confini sigillati da due anni causa pandemia ( anche se, ufficialmente, in Corea il Covid non è mai arrivato).

Attenzione però, guai a sottovalutarlo. Certo , le battute sul suo taglio dei capelli o il “girovita”, le foto a cavallo o alla guida di un carro armato, non si contano più. “Kim Terzo il Grassone” è ancora in sella; comanda le forze armate nordcoreane ( quarte al mondo dopo Cina,Stati Uniti,India) e possiede armi nucleari. Le Nazioni Unite, di cui la Corea del Nord è membro, hanno un bel d’affare per contenerlo. Al netto del golpe.