Armi ai prof: mitra uguale per tutti e ai precari chi lo rimborsa? Da Trump alla Cgil-scuola

Armi ai prof: mitra uguale per tutti e ai precari chi lo rimborsa
Armi ai prof: mitra uguale per tutti e ai precari chi lo rimborsa? Da Trump alla Cgil-scuola

ROMA – Armi ai prof perché quando arriva quello che spara, magari l’ex studente fattosi nel frattempo suprematista bianco, i prof lo facciano secco. Armi ai prof perché scuola vive sicura perché spara. Armi ai prof e corso di tiro rapido perché sappiano estrarre per primi dalla fondina o dal cassetto della cattedra. Armi ai prof è un’idea americana, anzi trumpiana. Difficile per noi capirla. O forse no, in fondo l’idea di armi ai prof fa parte della stessa famiglia di armi al padrone di casa, specialmente villetta.

Armi ai prof, difficile immaginare la susseguente routine nelle scuole statunitensi. La rastrelliera fucili automatici in sala professori chiusa a chiave oppure no? Regole di ingaggio a fuoco con il nemico invasore rigide oppure libere, alla libera interpretazione del docente? Docenti specializzati o preparazione professionale allo scontro a fuoco come prerogativa generale. E sul bus-scuola, istituzione americana, armi anche al driver? E quali armi? Check point esterno all’istituto e per quale raggio la sorveglianza, quello corrispondente alla gittata di un arma pesante a tiro rapido o quello più limitato di un fucile d’assalto?

Armi ai prof. Se fosse, difficile immaginare l’America. Però in un gioco paradossale di trasposizione, ma gioco tratto integralmente dalla realtà, si può immaginare l’Italia se fosse armi ai prof. Insomma, da Trump alla Cgil-scuola.

Se fosse armi ai prof in Italia la prima sarebbe: mitra uguale per tutti. Mitra uguale per tutti e niente solfa dell’arma migliore a chi spara meglio. E niente schede di valutazione del tiro al bersaglio. Abolite su richiesta sindacale le sagome -Invalsi.

La seconda sarebbe: e ai precari il mitra d’ordinanza o la pistola che sia chi lo rimborsa? Usano l’arma saltuariamente ma devono comprarla intera. Una vessazione per i prof precari cui si chiederebbe di porre riparo. Con un bonus? No, vade retro bonus. Molto meglio indennità in busta paga che col tempo diventa elemento integrante e strutturale della retribuzione.

La terza sarebbe: pulizia dell’arma e manutenzione sistemi d’arma configurano lavoro straordinario, quindi forfait in busta a copertura-pagamento. Forfait, ovviamente, uguale per tutti. Con indennità disagio, ovviamente, per chi spara davvero.

La quarta sarebbe: le armi quali devono essere non le sceglie certo il preside. E neanche il Ministero. Ma apposito e autonomo “comitato di plesso” in cui siedono i rappresentanti anche dei lavoratori non docenti e delle famiglie e del territorio. Le sedute e le riunione del comitato rientrano nell’attività extra curriculare e quindi fanno punti in carriera.

La quinta sarebbe il personale Ata che prima parte dal “non mi compete” e poi dopo “tavolo di concertazione” si acconcia a convivere con i prof in armi e, sempre con apposita corresponsione di indennità, a individuare, gestire e custodire in ogni scuola piccolo deposito proiettili. A proposito, quanti proiettili in dotazione? Dura polemica dei Cobas scuola e Gilda varie contro i sindacati confederali che vogliono fermarsi a dieci proiettili a testa con i quali sì e no si risponde al fuoco per un minuto d’orologio.

La sesta sarebbe, anzi sarebbero i wathapps delle mamme, tutti ricolmi di mamme che reciprocamente si rivelano: quella prof è una frana, non sa sparare, ce lo hanno detto i genitori dell’anno prima. Nell’altra sezione invece sparano che è un piacere, professionisti, dai proviamo a far cambiare sezione a Luce e Jacopo…

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