CITTA’ DEL VATICANO – A tre settimane dal secondo viaggio africano del pontificato Benedetto XVI richiama l’attenzione su una delle peggiori piaghe del ”gigante malato”, la ”stregoneria”, di cui sono vittime soprattutto bimbi e persone indifese. Secondo l’Unicef decine di migliaia di bambini in Africa sono torturati o uccisi per stregoneria.
E’ urgente, dice il Papa ricevendo i vescovi angolani in visita ”ad limina”, uno ”sforzo congiunto” di chiesa, ”società civile e governi” per contrastare la ”calamità” degli ”assassinii” rituali di ”bimbi e anziani” a causa della ”stregoneria”. E denunciando i rischi di riti e usanze tradizionali, sollecita la chiesa a educare contro ”pratiche incompatibili” con il cristianesimo.
”Afflitti da problemi esistenziali”, osserva, in Africa si ricorre ”a pratiche incompatibili con la sequela di Cristo”. ”Effetti abominevoli di questo – rimarca – sono la marginalizzazione e persino l’assassinio di bambini e anziani, condannati dai falsi dettami della stregoneria”.
”Ricordando che la vita umana è sacra in tutte le sue fasi e situazioni – ha esortato il Papa – continuate, cari vescovi, a levare la vostra voce a favore delle vittime”. Papa Ratzinger ha parlato in difesa delle vittime della stregoneria anche nel 2009 durante il viaggio in Angola, mentre il tema è stato al centro di alcune proposte del sinodo dei vescovi per l’Africa, svoltosi in Vaticano nel 2009, tra cui quella che ogni diocesi del continente si dotasse di un esorcista per aiutare le vittime di pratiche magiche.
La condanna di questi fenomeni occupa ampio spazio nel discorso papale di oggi ai presuli angolani, in cui Benedetto XVI ha ricordato che il Vangelo e’ il ”primo fattore di sviluppo” per l’Africa. Ha anche messo in guardia circa i ”residui del tribalismo etnico che si percepisce negli atteggiamenti delle comunita’ che tendono a chiudersi, non accettando persone originarie di altre parti della nazione”.
La diffusione della ”calamita”’ della ”stregoneria”, ha argomentato il Papa, deriva dal fatto che ”il cuore dei battezzati” è talvolta ”diviso tra il cristianesimo e le religioni tradizionali africane”. ”Trattandosi di un problema regionale – ha raccomandato – sarà opportuno uno sforzo congiunto delle comunità ecclesiali contro questa calamità, cercando di determinare il significato profondo di queste pratiche, identificarne i rischi pastorali e sociali per elaborare un metodo che conduca al suo definitivo sradicamento, con la collaborazione dei governi e della società civile”.
I cristiani, lo sa bene il Papa, ”soffrono spesso la pressione dei costumi delle società in cui vivono” ma ”sono chiamati a rinunciare alle tendenze nocive imperanti e a camminare contro corrente”. Tra tali tendenze ha citato il diminuito senso del ”valore della famiglia, insostituibile per la coesione dell’edificio sociale”, incitando i vescovi a curare la formazione degli sposi per favorirne la ”maturita’ umana e spirituale necessaria”.
La disgregazione della famiglia a causa della urbanizzazione compare anche nel rapporto Unicef come causa del diffondersi del fenomeno dei bimbi stregoni africani. Gli accenti dell’Unicef ricalcano anche quelli del sinodo per l’Africa che nel 2009 ha denunciato la ”stregoneria” come ”dramma sociale”: in famiglie povere o colpite da disgrazie si cerca il colpevole e spesso a rimetterci sono i piu’ deboli, che vengono torturati o uccisi.
Il Papa incontrando i vescovi angolani ha ricordato come ”il cuore dei battezzati” sia talvolta ”diviso tra il cristianesimo e le religioni tradizionali africane”. ”Afflitti da problemi esistenziali – ha detto citando il catechismo della Chiesa – non esitiamo a ricorrere a pratiche incompatibili con la sequela di Cristo”.
”Effetti abominevoli di questo – ha aggiunto il Papa – sono la marginalizzazione e persino l’assassinio di bambini e anziani, condannati dai falsi dettami della stregoneria”. ”Ricordando che la vita umana è sacra in tutte le sue fasi e situazioni – ha sottolineato Benedetto XVI – continuate, cari vescovi, a levare la vostra voce a favore delle vittime (della stregoneria)”.
”Trattandosi di un problema regionale – ha rimarcato – sarà opportuno uno sforzo congiunto delle comunità ecclesiali contro questa calamità, cercando di determinare il significato profondo di queste pratiche, identificarne i rischi pastorali e sociali per elaborare un metodo che conduca al suo definitivo sradicamento, con la collaborazione dei governi e della società civile”. Papa Ratzinger in un passaggio precedente del discorso ai presuli angolani ha osservato che i cristiani ”soffrono spesso la pressione dei costumi delle societa’ in cui vivono” ma ”sono chiamati a rinunciare alle tendenze nocive imperanti e a camminare contro corrente”.
Tra tali tendenze ha citato il diminuito senso del ”valore della famiglia, insostituibile per la coesione dell’edificio sociale”, incitando i vescovi a curare la formazione degli sposi per favorirne la ”maturita’ umana e spirituale necessaria”. Infine Benedetto XVI ha denunciato i ”rischi del tribalismo etnico” che inficia l’atteggiamento delle comunita’ ”che tendono a chiudersi”. Nell’udienza ai vescovi di Angola e Sao Tome’ il Papa ha ricordato che si accinge a partire per il Benin il prossimo 18 novembre per consegnare il documento conclusivo del sinodo per l’Africa, svoltosi nel 2009 in Vaticano.
A proposito del ”tribalismo etnico”, Benedetto XVI nel discorso ai vescovi di Angola e Sao Tomè ne ha denunciato i ”residui”. ”Da ultimo – si legge nel testo papale – occorre riferire i residui del tribalismo etnico che si percepisce negli atteggiamenti delle comunita’ che tendono a chiudersi, non accettando persone originarie di altre parti della nazione”. Benedetto XVI ha anche ricordato che il Vangelo è il ”primo fattore di sviluppo” per l’Africa.