Benedetto XVI: “La Chiesa dovrebbe aprire alle altre religioni”

Pubblicato il 21 Dicembre 2009 - 12:07 OLTRE 6 MESI FA

La visita allo Yad Vashem, memoriale dell’Olocausto di Gerusalemme, è stata «un incontro sconvolgente con la crudeltà della colpa umana, con l’odio di un’ideologia accecata». Lo ha detto lo stesso Benedetto XVI nel suo discorso alla Curia romana ricevuta in occasione degli auguri di Natale. «Il memoriale – ha detto il pontefice nel suo discorso, che giunge a pochi giorni dal riconoscimento delle “virtù eroiche” di Pio XII e del conseguente riaccendersi del dibattito sulla sua beatificazione – é in primo luogo un monumento commemorativo contro l’odio, un richiamo accorato alla purificazione e al perdono, all’amore». Nel museo dello Yad Vashem è esposta una targa che condanna i presunti “silenzi” di Pio XII sulla Shoah.

«La Chiesa cattolica dovrebbe aprire una sorta di “cortile dei gentili” dove gli uomini possano in qualche maniera agganciarsi a Dio e al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea». Concludendo il suo discorso alla Curia romana per gli auguri natalizi, il Papa ha auspicato, citando il profeta Isaia, la creazione di uno «spazio di preghiera per tutti i popoli, anche per quelli ai quali Dio è sconosciuto».

«I vescovi e i sacerdoti non devono cedere al tentazione di prendere personalmente in mano la politica, ma praticare e interpretare nel modo giusto una laicità positiva». Papa Ratzinger rinnova l’appello al tanto discusso binomio politica-religione. «La questione molto concreta davanti alla quale i pastori si trovano continuamente – ha detto il pontefice – è, appunto, questa: come possiamo essere realisti e pratici, senza arrogarci una competenza politica che non ci spetta? Potremmo anche dire: si trattava del problema di una laicità positiva, praticata e interpretata in modo giusto».

«Ogni società ha bisogno di riconciliazioni, perché possa esserci la pace, necessarie per una buona politica ma frutto di processi pre-politici che devono scaturire da altre fonti», ha proseguito Benedetto XVI. «La pace – ha detto il Papa – può realizzarsi soltanto se si giunge ad una riconciliazione interiore, un sentimento che viene dalla capacità di riconoscere la colpa e chiedere perdono, dalla disponibilità ad andare oltre il necessario, a non fare conti, ma ad andare al di là di ciò che richiedono le semplici condizioni giuridiche».

Il Papa ha infine invitato a «riscoprire il sacramento della penitenza e della riconciliazione, scomparsi anche dalle abitudini esistenziali dei cristiani, sintomo di una perdita di veracità nei confronti di noi stessi e di Dio, una perdita che mette in pericolo la nostra umanità e diminuisce la nostra capacità di pace».