Il premier israeliano Benjamin (Bibi) Netanyahu è finito alla berlina sui giornali. Il motivo? Una faccenda privata.
La domestica di Bibi, Lilian Peretz, una signora che per sei anni ha servito nella casa di Cesarea dei Netanyahu, se n’è andata tredici mesi fa e ora chiede ai giudici 57 mila euro di risarcimento per i maltrattamenti che sostiene d’avere subìto da Sara, anzi «Mrs Sara, come mi obbligava a chiamarla, anche picchiandomi». Per un impiego da incubo, «non potevo neanche avere un bicchiere d’acqua fresca».
La denuncia di Lilian è esplosa venerdì scorso, 15 gennaio, sul quotidiano Yedioth Ahronot e ha avuto più spazio del terremoto di Haiti. Una sfilza di particolari: Lilian che racconta d’essere stata sottopagata (600 euro per 180 ore al mese) e lasciata senza contributi; costretta — lei religiosa — a lavorare di sabato; svegliata nel cuore della notte per sciocchezze; obbligata al cambio di quattro divise al giorno; finita in cura per esaurimento nervoso…
Ieri, la storia è stata ripresa da Maariv, addirittura con un editoriale politico: «Netanyahu non è adatto a fare il primo ministro — ha sparato Ben Caspit — La persona responsabile di queste cose, prima e soprattutto, è la donna che pretende d’essere chiamata “Mrs Sara Netanyahu”. Il fatto che lui permetta a questa problematica donna di decidere, nominare, licenziare e fare pressioni su tutto, lo rende inadatto al governo. La responsabilità, alla fine, ricade su di lui e su di lui soltanto».
Dimettersi per colpa della moglie? Sara, nove anni più giovane, descritta come invadente, gelosa e facile alla furia, è il punto debole del sessantenne Bibi. Lo fu nel ’93, quando diventò pubblica un’avventura extraconiugale di lui. Lo fu quando la tata dei due figli, si seppe, fu licenziata (con lancio di scarpe sulle scale) per avere lasciato bruciare una minestra.
Tacciono sulla faccenda gli alleati di governo e tace l’opposizione del Kadima, ma con dell’imbarazzo.
Reagisce duro il premier, con una nota di governo che accusa i giornali di «nessun senso etico». E con una dichiarazione dell’avvocato di famiglia, David Shimron — «non c’è una parola vera» — che esibisce perfino una lettera scritta da Lilian a Mrs Sara, in cui la colf si dimetteva «con molta stima e affetto». Pochi, a questo punto, credono che la vicenda avrà un seguito politico.