Bielorussia, Lukashenko: “I disordini provocati da Germania e Polonia”. Ue e Usa disertano il suo giuramento

Lukashenko

“Il governo della Bielorussia dichiara di conoscere coloro che nel dicembre scorso hanno tentato di rovesciare l’ordine costituzionale del paese”. A parlare è il presidente del paese ex sovietico Alexander Lukashenko e il riferimento è ai disordini avvenuti a Minsk il 19 dicembre e alla rivolta di piazza seguita alla sua contestata rielezione plebiscitaria (80%) repressa violentemente dal regime. Lukashenko ha aggiunto: “E’ stato organizzato tutto in Germania e in Polonia. Ora valuteremo cosa fare” .

Il leader bielorusso ha detto che nei contro della Bielorussia è stata organizzata una cospirazione “sponsorizzata e pagata dai servizi segreti stranieri. Probabilmente avete notato come siamo stati attaccati ferocemente attaccato dai tedeschi e dei polacchi, gli artefici di queste sommosse” ha concluso il presidente.

Intanto, in una cerimonia boicottata dai diplomatici Ue e Usa, Lukashenko ha giurato per il suo quarto mandato consecutivo impegnandosi a ”rispettare e difendere” non solo la costituzione del Paese ma anche quei ”diritti dell’uomo” che secondo l’Occidente è tornato a calpestare a dicembre .

Una dozzina di ambasciatori europei, tra cui quello italiano, ha lasciato il Paese in segno di protesta e si è recata in visita a Vilnius per una serie di iniziative sulla situazione in Bielorussia. Schiaffo anche da parte dell’amministrazione Usa, che in passato aveva definito Lukashenko ”l’ultimo dittatore d’Europa”: l’incaricato d’affari Usa, Michael Scanlan, ha snobbato l’invito preferendo andare nella città occidentale di Grodno per parlare con la gente e consegnare dei libri americani ad una biblioteca locale.

Alla cerimonia hanno comunque partecipato 32 ambasciatori, tra cui quello russo Aleksandr Surikov: segno che Mosca, rimasta in silenzio di fronte ai brogli denunciati dagli osservatori internazionali, intende mantenere agganciata Minsk alla ex sfera sovietica e al progetto di un’area economica comune con il Kazakhstan. Lo stesso premier russo Vladimir Putin ha promesso ieri di sovvenzionare con 4,1 miliardi di dollari le forniture di petrolio russo ai vicini, nonostante non sia ancora stato trovato un accordo sul prezzo dell’oro nero.

Un riavvicinamento con Mosca cui corrisponde un crescente gelo di Bruxelles, che a breve potrebbe votare le sanzioni auspicate ieri dal parlamento europeo, compreso il divieto di viaggio per Lukashenko e la sua nomenklatura. Il capo della diplomazia europea Catherin Ashton ha gia’ posto un termine per la liberazione di quattro dei sette candidati presidenziali ancora incarcerati: la fine del mese. Il blocco economico potrebbe congelare anche il supporto dell’Fmi, spingendo al collasso la fragile economia bielorussa, tanto che Lukashenko ha minacciato eventuali contromisure, ”anche le piu’ dure”: il che significa possibili ritorsioni sul transito di gas e petrolio russi verso l’Europa.

Nel suo discorso d’investitura, il presidente che governa il paese col pugno di ferro dal 1994, ha ribadito la legittimità della sua elezione: ”La scelta – ha sottolineato – era tra uno Stato indipendente e forte e un giogo”. Si è poi congratulato con i bielorussi per non aver ”ceduto alle provocazioni politiche e all’isteria degli uomini politici e dei giornalisti venali”.

”Il tempo delle rivoluzioni e delle rivolte è finito…”, ha ammonito Lukashenko, che ha fatto arrestare oltre 600 persone nelle sua repressione post elettorale, tra cui il candidato presidenziale Andrei Sannikov, oggi accusato dai media locali di aver tentato insieme alla moglie il colpo di Stato con fondi stranieri. Ma il presidente bielorusso ha tentato anche di tenere aperta la porta all’Occidente, confermando la sua politica multidirezionale con vari partner strategici: Russia, Ucraina, Cina, Venezuela, ma anche Ue ed Usa. Difficile tuttavia che Bruxelles e Washington gli diano una seconda chance, dopo aver sospeso nel 2008 le sanzioni di due anni prima per incoraggiare una democrazia ancora drammaticamente negata.

Gestione cookie