Inviato Onu in Birmania attaccato da buddhisti causa violenze contro musulmani

Tomas Ojea Quintana
Tomas Ojea Quintana

BANGKOK, THAILANDIA – Il convoglio dell’inviato dell’Onu per i diritti umani in Birmania, Tomas Ojea Quintana, è stato attaccato due giorni fa da circa 200 residenti di Meikthila, nel centro del Paese, dove violenze contro i musulmani hanno causato almeno 44 morti lo scorso marzo. Lo ha rivelato lo stesso Quintana, accusando il governo birmano di non averlo protetto a sufficienza nella visita alla città dove rimane alta la tensione tra le due comunità.

“Lo stato ha la responsabilit� di proteggermi. Ciò non è avvenuto, lo stato non mi ha protetto”, ha dichiarato l’inviato delle Nazioni Unite in una conferenza stampa all’aeroporto di Rangoon, al termine di una visita di 10 giorni nel Paese. Nell’incidente, nel quale non sono stati riportati feriti, secondo Quintana il suo veicolo ”è stato assalito da una folla di circa 200 persone, che hanno colpito con calci e pugni le finestre e le porte dell’automobile, gridando insulti”.

L’episodio, ha aggiunto il diplomatico, lo ha convinto ad annullare i piani di visita a un campo di 1.600 sfollati musulmani, bloccati là dalle violenze di marzo. Dal giugno 2012, una serie di attacchi alla minoranza musulmana – prima quella apolide di etnia Rohingya, poi anche a cittadini birmani fedeli all’Islam – ha evidenziato la diffusa intolleranza della maggioranza buddista, con timori di pulizia etnica su larga scala.

Si calcola che in totale le violenze abbiano causato almeno 250 morti, con decine di migliaia di sfollati e altre migliaia di Rohingya che si sono imbarcati per sfuggire alla discriminazione sistematica, in diversi casi con esiti fatali o finendo prigionieri di campi per immigrati illegali in Thailandia.

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