Il ruggito dell’Onu contro il blitz israeliano. Gerusalemme risponde: “Condanna ipocrita e precipitosa”

Il blitz contro Free Gaza, il sangue degli attivisti e l’attacco della marina israeliana, poi l’indignazione della comunità internazionale: a meno di 24 ore è arrivata prima la condanna dell’Onu, poi la risposta di Israele. Da Gerusalemme rispondono alle critiche e definiscono “ipocrita” la dichiarazione del  Consiglio di sicurezza contro l’assalto ai danni della flottiglia degli attivisti per Gaza.

Il ministro degli Esteri Lieberman si rivolge a muso duro al segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon: l’affermazione delle Nazioni Unite per lui è “ipocrita” e improntata a un “doppio standard”.

Per il portavoce del ministero degli Esteri, Yigal Palmor, la dichiarazione è stata “precipitosa e non ha lasciato un tempo di riflessione per considerare i fatti”.

Dal Palazzo di vetro il Consiglio di Sicurezza dell’Onu aveva condannato la perdita di vite umane, chiedendo un’inchiesta sull’assalto alla flottiglia di pacifisti da parte di Israele che vuole impedire l’accesso ad altre navi di aiuti. Riuniti a New York per oltre 12 ore per esaminare l’attacco di Tel Aviv all’imbarcazione diretta a Gaza, i membri delle Nazioni Unite hanno chiesto il rilascio degli attivisti.

Nelle volontà dell’Onu c’è la domanda di un’inchiesta “rapida, imparziale, credibile e trasparente”. Il Consiglio “deplora la perdita di vite umane e i feriti risultati dall’uso della forza durante l’operazione militare israeliana in acque internazionali contro la flottiglia che si stava dirigendo verso Gaza”, è scritto nel documento.

“In questo contesto, l’Onu condanna gli atti sfociati nella perdita di almeno dieci vite umane e di numerosi feriti”. La lunga notte al Palazzo di Vetro ha visto numerosi rallentamenti per qualche frizione tra la Turchia, che ha redatto la bozza della risoluzione, e gli Stati Uniti che si sono rifiutati di inserire nel testo una forte condanna di Israele. Nel corso del suo intervento, il vice ambasciatore Usa alle Nazioni Unite Alejandro Wolff ha dichiarato che gli aiuti trasportati dalla flottiglia avrebbero dovuto ricevere l’ok dai meccanismi internazionali istituiti in virtù dell’embargo israeliano a Gaza.

“Questi meccanismi non provocatori dovrebbero essere quelli utilizzati per fornire aiuti a Gaza”, ha detto Wolff secondo quanto riportato dalla Cnn. “La consegna diretta via mare non è né appropriata né responsabile, ma soprattutto non efficace, vista la situazione”.

Israele ha arrestato 610 attivisti della flottiglia internazionale ed è in procinto di espellere altri 48. Sono sei (non quattro, come trapelato lunedì) gli attivisti italiani reduci dalla spedizione e sono tutti detenuti in Israele in attesa della pronuncia di un tribunale essendosi opposti- come numerosi altri stranieri – a un immediato provvedimento amministrativo di rimpatrio. I sei potranno incontrare solo oggi i rappresentanti del Consolato italiano a Tel Aviv. Le persone finite in manette sono detenute nel nuovo carcere del sud di Israele di Ela, inaugurato solo dieci giorni fa nella cittadina di Beersheba.

Secondo un portavoce dell’istituto carcerario israeliano si trovano in «buone condizioni», sistemati in celle da due o quattro letti. Altri 48 attivisti sono stati condotti all’aeroporto internazionale di Ben Gurion per essere espulsi verso i loro paesi d’origine. Altri 45 attivisti, per la maggior parte di origine turca, sono stati ricoverati in diverse strutture. Israele intanto ha dichiarato che sarà impedito l’ingresso a Gaza a qualsiasi nuova nave di aiuti. La dichiarazione è venuta dal vice ministro della Difesa Matan Vilnai secondo il quale Tel Aviv impedirà a qualsiasi altra nave umanitaria internazionale di entrare nelle acque antistanti alla Striscia di Gaza.

Nonostante le ripetute accuse delle autorità di Gerusalemme, gli attivisti di Free Gaza Movement e i testimoni a bordo dell’imbarcazione assaltata negano che ci fossero armi sulla Mavi Marmara. Addirittura c’è il racconto di una giovane mamma turca che ha detto che la nave era piena di sangue e che fra i pacifisti non c’era intenzione di attaccare. Una deputata della Knesset israeliana ha attaccato anche le forze armate israeliane, insinuando che l’attacco alla flottiglia fosse stato premeditato a tavolino.

UE E STATI UNITI Mentre l’Ue, per bocca dell’alto rappresentante per la politica estera Catherine Ashton, va verso un pressing politico di Israele, gli Stati Uniti restano fedeli al loro storico alleato. Lo ha ammesso una fonte dell’amministrazione Obama al giornale online The Politico. “Israele è così isolato che, non solo siamo rimasti i soli dalla loro parte”, ha detto la fonte del’amministrazione: “Siamo gli unici che gli credono e che credono che quel che dicono è vero”. La fonte faceva riferimento alla tesi delle Forze di Sicurezza israeliane secondo le quali i loro soldati sono stati attaccati dai passeggeri della nave Mavi Marmara diretta a Gaza con a bordo militanti filo-palestinesi.

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