Egitto. Attivisti diritti umani si rifugiano in ambasciata americana

CAIRO, EGITTO – L’ambasciata degli Stati Uniti al Cairo sta dando rifugio a diversi cittadini americani per proteggerli da un possibile arresto da parte delle autorita’ egiziane che indagano sulle attivita’ di alcune organizzazioni non governative internazionali, e che da giorni impediscono la partenza dall’Egitto di alcuni altri cittadini americani.

Lo ha confermato la portavoce del Dipartimento di Stato Kate Starr, confermando cosi’ quanto scritto da alcuni media negli Usa, tra cui il New York Times online, secondo cui la vicenda segna un nuovo ulteriore peggioramento delle relazioni tra il Cairo e Washington, che di recente ha anche minacciato di interrompere gli aiuti annuali per 1,3 miliardi di dollari che fornisce all’esercito egiziano per indurlo a procedere sulla strada della democratizzazione.

Tramite il portavoce Jay Carney, la Casa Bianca ha peraltro esplicitamente espresso ”disappunto” per la decisione delle autorità del Cairo di impedire ad alcuni cittadini statunitensi di lasciare l’Egitto. Gli americani trattenuti al Cairo fanno parte di alcune organizzazioni non governative internazionali che hanno monitorato le recenti elezioni parlamentari in Egitto.

Tra loro c’e’ anche Sam LaHood, 36 anni, figlio del ministro americano dei trasporti Ray LaHood, attivista dell’International Republican Institute, il quale ha raccontato che mentre era all’aeroporto per tornare negli Stati Uniti, al momento dell’imbarco, un ufficiale dell’immigrazione gli ha impedito di partire.

Secondo la versione fornita dalla autorita’ egiziane, gli americani sarebbero stati trattenuti perche’ sarebbe in corso un’indagine sull’attivita’ delle loro organizzazioni, per presunte violazioni delle regole sul finanziamento degli organismi non-profit avversi al governo dei militari.

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