Rischio Sudafrica: prezzo delle materie e investimenti stranieri sotto tiro

Un’ondata di violenza razziale, una sequenza di disordini politici ed economici che potrebbero far fuggire le compagnie straniere dal Paese. E’ lo spettro che si agita in Sudafrica dopo l’uccisione del leader del movimento sudafricano per la supremazia bianca, Eugene Terreblanche.

Una morte origine di disordini, di instabilità politica ed economica, innanzitutto, che potrebbe generare un vero e proprio “caso Africa”. Uno scenario non lontano, se si pensa che i colossi del settore minerario quotato in borsa sono già sulle spine e un leader del movimento giovanile dell’Anc Youth League, l’ala giovanile dell’African National  Congress minaccia la possibilità della nazionalizzazione delle miniere, seppur immediatamente smentita dal governo.

A tre giorni dalla morte del capo dell’opposizione bianca all’abolizione dell’apartheid, uomini in divisa stazionano armati intorno alla sua casa, e nel Paese si sta scatenando un’ondata di violenza. Sono già in molti a preoccuparsi per possibili disordini, che potrebbero provocare  interruzioni nelle linee produttive e picchi straordinari nel costo delle materie prime. Tra questi, diverse compagnie straniere, come la Anglo American o la Rio Tinto, che vantano investimenti enormi in Sudafrica, e le tante altre compagnie straniere che sfruttano le risorse del Paese e ora temono varie forme di espropriazione.

“Hanno sfruttato i giacimenti del Sudafrica abbastanza a lungo – tuona Julius Malema, leader dell’Anc – che si è espresso in favore del ritorno delle miniere sotto il controllo della maggioranza nera del Paese.  Una richiesta minimizzata dal ministro sudafricano per le miniere, Susan Shabangu, che ha precisato come “la nazionalizzazione non avrà luogo”, nè ora, nè a breve. Un tentativo di placare gli animi ed evitare che molte compagnie straniere scelgano di investire i propri soldi in aree più sicure e si allontanino dal Paese, nonostante il Sudafrica sia per la maggior parte di queste una meta più che appetibile: il Paese, infatti, possiede l’85 per cento delle riserve globali di platino e oltre l’80 per cento di quelle di manganese.

Instabilità e disordini potrebbero avere però risvolti non soltanto economici, se si pensa che il Sudafrica ospiterà tra poco più di un mese i mondiali di calcio e dovrà affrontare l’appuntamento con la maggior sicurezza possibile, o almeno tentare di ostentarla.

Tra la fine di giugno e la metà di luglio il Paese, infatti, riceverà una vera e propria ondata di visitatori. Un evento sportivo per il quale sono stati costruiti dieci nuovi stadi, tutti consegnati in anticipo, nonostante non siano ancora davvero pronti. Tutto per l’ansia di non farcela. Una prova per tutti i Paesi che ospitano questo appuntamento ma che il Sudafrica dovrà affrontare con tanti problemi in più. Uno di questi è quello degli uomini e delle donne “deportati” in migliaia di baracche perchè occupavano abusivamente strutture rimesse a nuovo per i mondiali di calcio.

Un pezzo in più nell’intricato puzzle sudafricano, in cui le tensioni sociali, politiche ed economiche sembrano autoalimentarsi, in un Paese che appare sempre più in bilico e la cui caduta potrebbe pesare sul futuro di tutto il mondo.

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