Dopo vent’anni di occupazione occidentale, i Talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan, raggiungendo anche la capitale Kabul ben prima dei novanta giorni previsti dagli Stati Uniti, che evidentemente hanno sbagliato ben più di questa previsione. Ma chi sono i Talebani?
Chi sono i Talebani?
Il termine deriva dal pashtu (lingua lingua iranica parlata in Afghanistan e Pakistan) talib, che significa studente.
In effetti a modo loro i Talebani sono studenti o ex studenti delle scuole coraniche afghane e pakistane, le madrasse. Qui sono stati indottrinati in modo fondamentalista, diventando un vero e proprio gruppo islamico estremista impegnato nella guerriglia contro le truppe sovietiche in Afghanistan tra il 1979 e il 1989.
Proprio in questo periodo, in chiave antisovietica, i Talebani si erano alleati con gli Stati Uniti, intervenuti per arginare Mosca.
Tra il 1995 e il 1996, dopo il definitivo ritiro delle truppe sovietiche, i Talebani hanno preso il controllo di Kabul, fondato l’Emirato islamico dell’Afghanistan e imposto un regime teocratico basato sulla sharia, la rigida applicazione della legge coranica.
Il ruolo del mullah Omar tra i Talebani
A capo dell’Emirato, non un vero e proprio capo politico, ma la leadership del mullah Mohammed Omar, che aveva combattuto tra i mujaheddin contro i sovietici durante l’occupazione negli anni Ottanta.
Il loro regime è stato rovesciato con l’intervento della Nato del 2001 seguito agli attacchi dell’11 settembre alle torri gemelle di New York. I Talebani, infatti, avevano legami con Al Qaeda e Osama bin Laden, ricco yemenita che aveva fondato l’organizzazione terroristica madre di tanti attacchi agli Stati Uniti e ai Paesi europei.
Nonostante l’attacco Usa, in tutti questi anni i Talebani sono rimasti ad operare, tra Afghanistan e Pakistan settentrionale.
Le forze armate dei Talebani
Sul campo, secondo esperti americani, i Talebani possono contare oggi su almeno 60mila combattenti armati attivi, che potrebbero arrivare fino a 200mila con il reclutamento di altre milizie legate a signori della guerra locali, alcune delle quali si sarebbero già unite al gruppo.
Insieme agli jihadisti afgani, sostengono poi diversi rapporti, sono impegnati anche circa 10mila foreign fighter, in maggioranza pakistani ma provenienti anche da diversi Paesi dell’Asia centrale, dall’Uzbekistan al Turkmenistan, oltre a gruppi di ceceni e di uiguri dalla Cina.
Un fronte ampio che, secondo testimonianze sempre più numerose, combatte utilizzando anche armamenti forniti dall’esercito americano e sottratti alle forze regolari di Kabul, arresesi o sconfitte in battaglia negli ultimi mesi.
Chi è l’attuale capo dei Talebani
Oggi il capo dei Talebani si chiama Abdul Ghani Baradar. Anche lui ha combattuto contro le truppe sovietiche negli anni Ottanta. Dopo l’invasione ha istituito una madrassa a Kandahar con il suo ex comandante Mohammad Omar. E insieme a lui ha fondato il movimento dei Talebani.
Andato in esilio in Pakistan, Baradar diventa esponente di spicco del governo taliban in esilio, finché viene rintracciato dalla Cia e arrestato dal Pakistan nel 2010. Viene rilasciato nel 2018, grazie all’amministrazione Trump, per condurre i negoziati a Doha, in Qatar.
E qui, nel febbraio 2020 Baradar ha firmato l’accordo di Doha con gli Stati Uniti. Accordo che, a dispetto delle attese, ha segnato il ritorno dei Talebani al governo dell’Afghanistan.