Cile, domani al voto. Centrosinistra prepara ballottaggio

Sospesi fra la necessità di impedire il ritorno al potere della destra, per la prima volta dalla fine della dittatura di Pinochet nel 1990, e le tensioni interne di un modello politico come la Concertacion, ormai considerato superato da molti, i dirigenti del centrosinistra cileno affrontano scelte difficili, che condizioneranno l’evoluzione politica del paese.

Data per scontata la vittoria del conservatore Sebastian Pinera al primo turno delle elezioni presidenziali cilene, che si celebra domani 13 dicembre, i partiti del centro-sinistra hanno già cominciato contatti discreti per disegnare una strategia comune per il ballottaggio del 17 gennaio prossimo, segnati dall’incertezza di una vigilia elettorale piena di incognite.

Tutti i sondaggi, per esempio, danno Pinera come il candidato più votato domani 13 dicembre, ma coincidono che non supererà il 50% e divergono in quanto all’entità della sua vittoria: se superasse il 41% dei voti, segnalano ad esempio molti analisti, le possibilità reali del centro-sinistra nella sfida del ballottaggio sarebbero minime. Ma il democristiano Eduardo Frei, candidato della Concertacion, Jorge Arrate, rappresentante della sinistra storica a maggioranza comunista, e Marco Enriquez Ominami, la “new entry” tutta da valutare che ha sconvolto il panorama del centrosinistra cileno, devono anzitutto vedersela fra di loro.

Una trattativa di alleanze finora, ufficialmente, non c’è mai stata, anche se a favore di Frei pesa l’accordo sottoscritto dalla Concertacion con Juntos Podemos Mas (Insieme possiamo di più, il partito di Arrate) per riportare la sinistra comunista in Parlamento, da dove fu esclusa nelle politiche nel 2005. Il dato fondamentale sarà la distanza al primo turno fra Frei, al quale i sondaggi attribuiscono circa il 30% dei voti, e Enriquez Ominami, partito da poco più del 20% ma dato in crescita dagli istituti demoscopici.

Con Arrate probabilmente poco al di sotto del 10%, il candidato della Concertacion avrà sopratutto bisogno dell’appoggio dell”enfant terrible (è un regista di 36 anni) della sinistra cilena per una sfida credibile contro Pinera. Ma Enriquez Ominami, dopo aver sbattuto la porta in faccia al Partito Socialista e denunciato la Concertacion come “un parco di dinosauri”, è pronto e disposto ad assumere un ruolo da protagonista.

Per questo si è negato finora a negoziare con Frei, aspettando che siano le urne a dargli l’impeto di cui ha bisogno. Sospesi fra la necessità di impedire il ritorno al potere della destra, per la prima volta dalla fine della dittatura di Pinochet nel 1990, e le tensioni interne di un modello politico come la Concertacion, ormai considerato superato da molti, i dirigenti del centrosinistra cileno affrontano scelte difficili, che condizioneranno l’evoluzione politica del paese.

Poco più di 8,2 milioni di elettori cileni, di cui un 52,56% di donne, sono chiamati domenica alle urne per eleggere il successore della popolarissima Michelle Bachelet, così come tutti i 120 membri della Camera dei Deputati e 17 dei 38 senatori: i seggi saranno aperti dalle 8.00 del mattino (le 12.00 in Italia) fino alle 17.00 (le 21.00 in Italia).

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