Cina contro Google, la guerra continua

foto Ap/Lapresse

PECHINO, CINA – Il conflitto di Google sembra non dover finire mai. Nuove tensioni affiorano nelle relazioni tra il colosso americano e il governo di Pechino. Il principale giornale ufficiale del partito Comunista Cinese si è recentemente scagliato contro la compagnia di Larry Page. Il Quotidiano del Popolo – l’equivalente della Pravda dei tempi sovietici; il giornale che si deve leggere per comprendere gli umori e gli obiettivi del regime – ha avuto parole molte dure in un editoriale intitolato: «Google, cosa vuoi?» Il j’accuse del regime comunista segue di pochi giorni la denuncia da parte di Google di atti di pirateria informatica. Gli hacker, secondo le dichiarazioni della compagnia californiana, avrebbero operato da Jinan, la capitale della provincia orientale di Shandong e avrebbero tentato di introdursi negli account mail di alti ufficiali americani. La denuncia di Google non ha mancato di scatenare reazioni. Il Quotidiano del Popolo ha alluso a dei presunti doppi fini della compagnia: «Google non dovrebbe farsi attirare in conflitti internazionali e prestarsi ad essere adoperato come uno strumento» – scrive l’editorialista cinese Zhang Yixuan, che prosegue con dei minacciosi avvertimenti: «Quando ci saranno dei mutamenti nel quadro internazionale, Google potrebbe essere sacrificato dalla politica e perdere quote di mercato».

La tensione tra Google e il governo Cinese è solo l’ultimo capitolo di un conflitto cominciato da mesi e che ha portato, all’inizio del 2010, alla chiusura del server di Google in Cina ed al suo trasferimento ad Hong Kong. Lo strappo era anch’esso dovuto ad accuse di atti di pirateria informatica partiti, anche allora, da Jinan. Pure aveva giocato la volontà, da parte della compagnia, di smettere di collaborare con il governo cinese nella sistematica censura dei contenuti. Da allora Google ha perduto, secondo le analisi, una buona fetta del suo mercato cinese, passando dal 35,6% registrato alla fine del 2009 al 19,2% (il più grande motore di ricerca resta Baidu, proprietà di privati cinesi).

Le attuali schermaglia tra Google e la Repubblica popolare cinese devono essere inserite nei «conflitti internazionali» che il Quotidiano del Popolo non ha mancato di sottolineare. Dietro la battaglia tra Google e il governo cinese si intravede difatti la battaglia più generale tra la Cina e gli Stati Uniti per il controllo di Internet. Jinan, da dove sarebbero partiti gli attacchi informatici secondo la compagnia di Brin e Page, è la sede di una scuola per ufficiali militari. Se i fatti fossero verificati, questo implicherebbe il coinvolgimento di ufficiali cinesi. D’altro canto, le forze armate della Repubblica Popolare non fanno mistero che Internet sarà ormai uno dei terreni della guerra del futuro. In un’editoriale pubblicato recentemente su un altro giornale di stato, militanti cinesi accusavano gli Usa di essere un «tornado» di Internet, con lo scopo schiacciare gli altri governi. Il giornalista concludeva: «Di fronte al riscaldamento della guerra di Internet, ogni governo ed esercito deve accelerare i preparativi per il conflitto».

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