Clima, fame, finanza: i vertici dell’impotenza

Tra una ventina di giorni ci sarà un vertice internazionale a Copenaghen che ha già formalmente deciso di non decidere nulla. E’ il vertice sul clima, o meglio su quello che l’uomo deve fare e non deve fare più al clima. Washington non può, Pechino non vuole, insieme non sanno. E tutti, Europa compresa, si adeguano. Il vertice prossimo dunque non serve a nulla.

Un altro vertice internazionale è appena passato, quello sulla fame nel mondo. 192, 44, 41, 2015: non è la “quaterna” di un nuovo Superenalotto planetario, è il riassunto in cifre del vertice della Fao a Roma. Riassunto fallimentare: 192 paesi partecipanti, 44 miliardi di dollari all’anno che ci dovrebbero essere ma che nessuno sborsa, 41 capitoli di chiacchiere del documento finale, 2015 la data “impegnativa” per dimezzare il miliardo di umani che ora muore di fame. Il vertice passato non è servito a nulla. E non consola né smuove nulla il calcolo del Papa secondo cui: “C’è cibo per sfamare tutti”.

Clima e mal nutrizione, insieme a commercio mondiale e capitalismo finanziario dovrebbero essere i luoghi e i temi su cui si esercita il governo del mondo. Sono le questioni della sopravvivenza di paesi e popoli, continenti e nazioni, dell’intera umanità. Ma la sopravvivenza viene vissuta dal mondo come un problema di domani. Per l’oggi si preferisce vivere senza sostanzialmente cambiare nulla di come si vive. Una legge, una regola, un sentimento di fronte al quale i potenti del mondo diventano, più o meno mal volentieri, impotenti. Nessuna decisione sui gas serra, non un dollaro per la fame, nessuna regola per la speculazione finanziaria, nessun accordo su monete e protezionismi commerciali: sono vertici così alti che danno la vertigine del nulla.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie