Colpo di Stato in Sudan: esercito arresta premier e ministri e blocca internet e telecomunicazioni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Ottobre 2021 - 13:17 OLTRE 6 MESI FA
Colpo di Stato in Sudan: esercito arresta premier e ministri e blocca internet e telecomunicazioni

Colpo di Stato in Sudan: esercito arresta premier e ministri e blocca internet e telecomunicazioni (Foto Ansa)

Colpo di Stato in Sudan: il Paese è nel caos dopo che l’esercito ha arrestato alcuni membri del governo. Tra loro c’è anche il premier, Abdallah Hamdok. Dopo aver rifiutato di sostenere il golpe, il primo ministro è stato portato verso un luogo ignoto.

I militari hanno anche fatto saltare la connessione internet e le linee telefoniche, per rendere più difficile una possibile reazione degli attivisti pro-democrazia, reazione che potrebbe prendere la forma di manifestazioni di piazza. 

Dopo il colpo di Stato ordinato il coprifuoco in Sudan

Il generale sudanese Abdel Fattah al-Burhan, presidente del Consiglio sovrano del Sudan (l’organismo collettivo, di militari e civili, con funzione di capo di Stato nella transizione politica del Paese) ha dichiarato che “l’esercito assicurerà il passaggio democratico fino all’attribuzione del potere a un governo eletto”.

Il Presidente del Consiglio Militare di Transizione, de facto capo di Stato del Sudan, ha anche annunciato l’imposizione di un “coprifuoco” e “lo scioglimento del consiglio dei ministri e del consiglio sovrano”.

I militari hanno anche fatto irruzione nella sede della televisione e radio di Stato e hanno arrestato i suoi impiegati. I voli dall’aeroporto internazionale di Khartoum sono stati sospesi.

La manifestazione repressa

L’esercito ha aperto il fuoco sui manifestanti scesi in piazza a Khartum contro il colpo di Stato in Sudan. Almeno 12 persone sono rimaste ferite.

Numerosi manifestanti si stavano radunando nelle strade della capitale per protestare contro gli arresti, accendere falò e istituire posti di blocco. 

Le manifestazioni sono seguite a un appello della Sudan Professionals’ Association, un gruppo politico sudanese filo-democratico che ha invitato le persone a scendere in piazza per resistere “al golpe militare”. 

I militari hanno sparato “munizioni vere” contro i manifestanti vicino al quartier generale dell’esercito nel centro di Khartoum, ha spiegato il ministero su Facebook. L’accesso all’edificio è impedito da blocchi di cemento da diversi giorni, mentre montava la tensione tra civili e militari. 

In Sudan un colpo di Stato atteso 

“In questi ultimi giorni eravamo tutti in attesa di questo momento, i segnali erano stati chiari, c’era movimento di gruppi legati al Jem di Minni Minnawi e agli islamisti, i quali avevano organizzato il corriere per portare dimostranti davanti alla sede del Palazzo presidenziale, di fatto senza trovare ostacoli da parte dell’esercito che è sostenuto da questi stessi gruppi”, ha raccontato una fonte di InfoAfrica/Rivista Africa. 

Una transizione difficile

Il Sudan sta attraversando una transizione difficile segnata da divisioni politiche e lotte di potere dall’estromissione del presidente Omar al-Bashir nell’aprile 2019.  

Dall’agosto 2019 il Paese è stato guidato da un’amministrazione civile-militare incaricata di supervisionare la transizione verso un pieno governo civile. 

Da una decina di giorni a Khartum andava avanti la protesta contro il governo sudanese di transizione.

L’Unione africana chiede una ripresa del dialogo

L’ Unione Africana (Ua), attraverso una dichiarazione del suo presidente di turno, Moussa Faki Mahamat, pubblicata su Twitter, ha chiesto una “ripresa immediata delle consultazioni fra civili e militari” in Sudan nonostante l’arresto del premier Abdallah Hamdok e altri responsabili civili. Uno sviluppo accolto dall’Ua con “profondo sconcerto”.

Il “dialogo e il consenso sono l’unica via rilevante per salvare il Paese e la sua transizione democratica”, ha dichiarato ancora il politico ciadiano attuale presidente della Commissione dell’Unione africana che “chiede il rilascio di tutti i leader politici arrestati e il necessario stringente rispetto dei diritti umani”.