Conclave, il retroscena: tra Scola e Scherer spunta il “semplice” Francesco

CITTA’ DEL VATICANO-  Jose Mario Bergoglio, ovvero il Papa che non ti aspetti. Tutti o quasi, infatti, aspettavano Scola o Scherer, e invece e’ uscito l’argentino, l’uomo dell’altra parte del mondo, lo sconfitto da Ratzinger nel 2006. Il Conclave partito con una sorta di spareggio tra due candidati ritenuti più forti – il cardinale di Milano e quello di San Paolo del Brasile – ha prodotto un risultato del tutto a sorpresa, frutto di uno sconvolgimento dei fronti in campo e di una soluzione in qualche modo di mediazione e ”compromesso”.

Un Papa, Francesco, non giovanissimo come molti attendevano – ha 76 anni – con un profilo personale di austerità e semplicità, mostrate anche dalla scelta del nome che rimanda al santo di Assisi: un profilo che può mettere d’accordo, almeno momentaneamente, le diverse spinte sul futuro governo della Chiesa e sulle necessità del cattolicesimo nel mondo.

A bloccare la strada al cardinale di Milano – oltre al fuoco di sbarramento di questi giorni sui suoi rapporti con Comunione e Liberazione – la decisa opposizione degli altri italiani in Conclave. Una forte propaganda anti-Scola è stata messa in campo da parte degli elettori italiani nell’avvicinamento al Conclave.

Scola partiva con un pacchetto iniziale di una quarantina di voti, in gran parte stranieri, che nei primi scrutini non ha raccolto le ulteriori adesioni necessarie ad arrivare al quorum dei 77 voti necessari all’elezione. A ridosso, almeno in partenza, il brasiliano Scherer, espressione proprio dell’episcopato latino-americano ma con forti agganci in Curia, per il suo passato nella Congregazione dei Vescovi e il suo presente nella Commissione di Vigilanza Ior.

I due fronti, in qualche modo, si sono annullati a vicenda, non hanno raccolto l’afflusso degli ”indecisi”. Entrambi con il percorso bloccato, hanno dovuto quindi lasciare il campo già alla quinta votazione, questo pomeriggio, al nome di Bergoglio. Su di lui sono confluiti molti degli incerti della vigilia, ma anche il ventaglio di porporati che proclamavano l’elezione di un non-europeo, come segnale di svolta rispetto a una Chiesa del Continente che secondo molti non esprime più lo slancio necessario a vincere le sfide globali di oggi. E segni di questo, secondo molti vescovi extra-europei, sono stati anche la stagnazione nelle lotte di potere in Curia, gli scandali, precipitati complessivamente nella bufera Vatileaks.

Bergoglio non si può definire un outsider, sia per eta’ che per storia personale. Era stato il principale rivale di Ratzinger già nel Conclave del 2005. Quindi il segnale può essere percepito anche come un superamento della linea ratzingeriana, che per molti non ha prodotto un governo della Curia efficace. Pastore di lunghissima esperienza, col retroterra della sua appartenenza all’ordine dei Gesuiti, paladino dei poveri e dei diseredati, un tratto personale di bonarietà apparsi in tutta evidenza nel suo primo saluto ai fedeli dalla Loggia di San Pietro. Un uomo ”preso quasi alla fine del mondo”, si è definito, e niente poteva esprimere meglio la sua lontananza dalle ”paludi” romane.

La brevità del Conclave ha fatto pensare a tutti, oggi pomeriggio, che si fosse concretizzata la candidatura di Scola. Invece già si era passati rapidamente oltre. Il protodiacono Tauran ha annunciato ”Georgium Marium Bergoglio”, primo Papa latino-americano, primo Papa gesuita. Atteso ora da mille sfide, ma con la struttura spirituale e culturale per affrontarle.

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