Usa. Gerarchie ecclesiastiche, sfida in tribunale a Obama per contraccettivi

L'università cattolica Notre Dame, nello stato dell'Indiana

WASHINGTON, STATI UNITI – Le arcidiocesi di New York e Washington e una quarantina di altre istituzioni e gruppi cattolici hanno lanciato una sfida in tribunale alla riforma sanitaria fortemente voluta dal presidente Barack Obama, in particolare alla controversa norma che obbliga i datori di lavoro a fornire ai loro dipendenti una assicurazione medica che comprende la copertura per contraccettivi.

Si tratta di una causa avviata in dodici tribunali di otto stati dell’Unione piu’ il District of Colombia, la capitale Washington, che chiama in causa i dipartimenti della Sanita’ del Lavoro e del Tesoro, sostenendo che la norma in questione e’ incostituzionale, perche’ forza anche le istituzioni affiliate ad enti religiosi a sostenere indirettamente pratiche per il controllo delle nascite contrarie ai loro principi religiosi.

Gia’ all’inizio dell’anno i vescovi cattolici e varie istituzioni religiose erano scesi sul piede di guerra contro la norma della riforma che riguarda ‘la pillola’, dando vita a settimane di accese polemiche, anche in Congresso. Infine, in febbraio, il presidente Obama aveva pero’ accettato un compromesso, e annunciato che le istituzioni affiliate con organizzazioni religiose non avranno piu’ l’obbligo di coprire la spesa sanitaria dei dipendenti per gli anticoncezionali: “Le organizzazioni religiose non dovranno pagare per questi servizi o provvedervi direttamente”, aveva precisato Obama.

Nel suo annuncio, Obama, che non aveva rinunciato ad accusare le opposizioni di aver usato la questione in termini politici in un anno elettorale, aveva messo l’accento sul principio della liberta’ religiosa, che in America “e’ un diritto inalienabile”, e aveva sottolineato: “Cosi’ la liberta’ religiosa verra’ protetta e una legge che istituisce cure preventive gratis non discriminera’ le donne”.

Parole che sembravano aver disinnescato la polemica, ma evidentemente dopo la calma apparente e’ ora di nuovo scontro aperto. Tanto che persino la cattolicissima Universita’ di Notre Dame, che a febbraio aveva accolto l’apertura di Obama con soddisfazione, e’ ora tra gli enti che hanno sottoscritto l’azione legale.

Perche’ ”da allora i progressi non sono stati incoraggianti”, ha detto il reverendo John Jenkins, presidente dell’ateneo. Gli avvocati che sostengono l’azione legale hanno dal canto loro affermato che, ”in mancanza di una pronta attenzione da parte del Congresso a questa violazione delle fondamentali liberta’ civili, riteniamo che l’unico ricorso rimasto sia nei tribunali”.

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