La notizia del quotidiano israeliano, di sinistra, Haaretz, parla senza mezzi termini di “crisi”, che è “scoppiata tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il cancelliere tedesco Angela Merkel”. L’incidente, di cui non si conoscono precedenti, si è verificato “durante una conversazione telefonica” tra i due capi di governo.
Secondo Haaretz, la Merkel ha detto a Netanyahu “che lui l’aveva delusa e che non aveva fatto nulla per fare progredire la pace”.
Haaretz afferma anche che “il cancelliere tedesco e i suoi consiglieri, che sono stati ripetutamente delusi dalle dichiarazioni inaccurate di Netanyahu e il suo fallimento nel mantenere le promesse, non hanno creduto una parola di quello che il primo ministro [israeliano] le ha detto” nella telefonata.
Che ci sia stata maretta lo conferma indirettamente anche un portavoce (definito “fonte” da Haaretz) dell’ufficio del primo ministro, secondo il quale “Netanyahu ha detto alla Merkel della sua intenzione di esporre i suoi progetti in un discorso, ma non nelle prossime settimane”. Anzi, secondo questa fonte, Netanyahu avrebbe intenzione di fare il discorso solo “nel contesto di una ripresa dei negoziati di pace con l’Autorità palestinese”.
A questo punto, se tutti i pezzi quadrano, è scattata la reazione della Merkel.
Haaretz ricorda che la Merkel ha visitato Israele a fine gennaio e ne era rimasta “profondamente delusa”. La Merkel aveva invece raccomandato a Netanyahu di darsi da fare perché la situazione in Medio oriente, alla luce della rivoluzione egiziana, rendeva necessario che Israele avviasse una iniziativa di pace.
La notizia è rimbalzata in Italia sul Corriere della Sera, con un pezzetto datato Berlino. Riferisce il Corriere che “la cancelliera tedesca Angela Merkel ha rimproverato al premier israeliano Benjamin Netanyahu di non aver fatto nulla per rilanciare il processo di pace”.
Secondo il Corriere, in un gioco di specchi, Haaretz, “citava fonti tedesche. La cancelliera si sarebbe riscaldata quando Netanyahu ha criticato la Germania per avere appoggiato la risoluzione Onu contro le costruzioni negli insediamenti israeliani. A quel punto la Merkel sarebbe sbottata: «Come osa? Siete voi che ci avete deluso. Non avete fatto il minimo (sforzo) per fare avanzare la pace» . Il portavoce del governo tedesco ha poi confermato le indiscrezioni pubblicate dal giornale ma ha smentito che tra i due leader ci sia stata una discussione dai toni forti. Netanyahu avrebbe garantito alla Merkel che farà un discorso sul processo di pace «entro due o tre settimane», senza però anticiparne i contenuti”.
Ne ha parlato anche l’agenzia di stampa Ansa, accettando però sulla parte principale della cronaca, lo scontro tra i due primi ministri, la versione del portavoce della Merkel.
L’Ansa si è limitata a riferire che “la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha esortato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, durante una conversazione telefonica, a tendere la mano ai palestinesi per fare progressi sul processo di pace in Medio Oriente. Lo ha detto il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, confermando le indiscrezioni di un articolo pubblicato oggi dal quotidiano israeliano Haaretz. Se Israele non si avvicina ai palestinesi adesso che il mondo arabo vive questa situazione confusa, ha detto la Merkel a Netanyahu – secondo quanto riferito da Seibert – significherebbe sprecare una chance importante. Il portavoce ha smentito invece, a differenza di quanto scrive il giornale israeliano, che tra i due leader ci sia stata una discussione dai toni forti. ”Il tono (della conversazione) riportato dal giornale… non era certamente quello usato dalla cancelliera”, ha precisato Seibert”.
Per la Merkel è abbastanza facile parlare, perché vive in tutt’altro contesto. Netanyahu deve districarsi fra gli estremisti e gli integralisti della sua destra religiosa e trattare con i palestinesi, la cui capacità negoziale non è certo da meno di quella degli israeliani e che sono a loro volta profondamente lacerati fra le due anime rappresentate da Fatah e dal Hamas.
In Italia non si può dimenticare che quando la Merkel dovette operare in condizioni analoghe, strattonata dalle pressioni dei sindacati tedeschi alla vigilia di una tornata elettorale, non scelse secondo l’interesse generale e dell’Europa, ma seguendo i suoi calcoli politici. Così facendo respinse l’intervento della Fiat in Opel e favorì una improbabile offerta austro-russa, che poi venne peraltro vanificata dall’evolversi degli eventi.