A maggio, finisce di sicuro a maggio: chi se la ricorda, oggi che è agosto, la previsione sicura sulla guerra d’Ucraina? Nessuno se la ricorda oggi che è agosto e la guerra non solo non è finita ma cresce di volume, territorio e, se così si può dire, cattiveria. La previsione di una guerra che, iniziata con l’invasione russa il 24 di febbraio, a maggio sarebbe finita non era figlia di niente e nessuno. Nasceva direttamente dalla potente e pressante e, oggi che è agosto, dominante voglia nostrana di rimuoverla quella guerra: se non finisce nella realtà, anzi peggiora, siamo invece a buon punto nel farla finire come presenza nella nostra vita quotidiana e a ottimo punto nel farne una triste e brutta cosa che però non ci tocca, non ci riguarda, sta lì, e, se non si muove, in fondo fatti suoi, fatti loro.
La cosa più importante per cui votare…non c’è
Qual è la cosa più importante, importante ai fini della nostra vita reale, sulla cui base e facendo a questa la massima attenzione e riflessione? Il calo delle tasse detto flat tax? La sopravvivenza o eliminazione o rilancio dei redditi cittadinanza? L’età in cui si va in pensione? La legge sul fine vita? Lo stipendio dei prof? Rigassificatori bombola ad ossigeno per la diponibilità d’energia o macchina diabolica come il termovalorizzatore? L’inflazione, la pace fiscale? I neo fascisti dentro lo schieramento ed elettorato di Giorgia Meloni che fascista non è e, anche lo fosse, denunciarlo non cambierebbe una virgola delle elezioni? La legge sul fine vita? Quella sulla cittadinanza? O i decreti per non far, chissà come, sbarcare più nessuno? Nessuna di queste è la cosa più importante. La cosa più importante di queste elezioni non c’è nella campagna elettorale e non c’è nella testa della gente. C’è, eccome, se c’è, nella realtà. Ma ce ne accorgeremo dopo, molto dopo.
La cosa più importante che l’esito di queste elezioni contribuirà a determinare è il con chi stai. Con chi stai, come ci stai e se ci stai davvero. Con chi stai negli anni in cui a livello planetario c’è un confronto, qua e là armato, tra Occidente (Usa-Canada-Gb-Ue-Australia-Giappone-Corea del Sud…) e regimi e paesi che considerano l’Occidente condannato, nocivo, da accompagnare, anzi spingere alla sua decadenza (Russia-Cina-Iran…). E in più India e mezza Africa e un po’ di Sudamerica in tentazione di fare altrettanto. Con chi stai, come ci stai e se ci stai davvero: da qui dipenderà quanta energia, quante e quali materie prime, quali produzioni, quali catene di produzioni, quali merci, quale economia, quale portafoglio privato e pubblico. Il resto al confronto è contorno. Anche per chi non volesse tenere in conto il quali e quante libertà, il con chi stai, come ci stai e se ci stai davvero deciderà pure del quanto guadagni, di che vivi, che lavoro c’è, che reddito dà. La politica italiana non lo sa, la campagna elettorale nemmeno, la gente neppure. Si realizza qui la rappresentazione perfetta, di scuola, del populismo: populismo è non sapere, non voler sapere, provare insopprimibile fastidio per ci sa e vorrebbe farti sapere. Ecco, con la guerra di Ucraina è così.
Gli attacchi in Crimea e Bielorussia
Attacchi, riusciti, a basi militari russe in Crimea e in Bielorussia. Quindi attacchi riusciti portata dietro la linea del fronte. Quindi la prova che l’Armata russa di invasione a sei mesi dall’invasione stessa non ce la fa ad imporre una soluzione militare. Guerra che quindi continua e peggiora perché Mosca, Putin, il suo regime non possono tollerare un armistizio figlio di uno stallo militare, un cessate il fuoco perché nessuno vince. Continua e incattivisce.
Zaporizhzhia
Cosa spinge e convince dell’utilità dello spararsi reciprocamente addosso intorno agli impianti di una centrale nucleare? Come scambiarsi colpi di mitra nella fusoliera di un aereo: alte probabilità di suicidarsi ammazzando nel contempo tutti a bordo. Eppure russo e ucraini si scambiano colpi di artiglieria intorno alla centrale nucleare forse più grande d’Europa. Lo fanno in una escalation non solo tattica intorno alla centrale ma in una escalation strategica per cui l’annientamento del nemico non ha prezzo che lo sconsigli. Dopo sei mesi di guerra d’Ucraina letteralmente una centrale nucleare potrebbe scoppiare in faccia all’Europa intesa come continente…ma forse, anzi di sicuro è meglio non pensarci. Non pensare a con chi stiamo, come ci stiamo, se ci stiamo davvero. Forse, rimuovendo rimuovendo, simulando il pesce in barile, facendosi concavi e convessi, sgusciando…