Crimea. Ocse fuori, Russia vuole inchiesta Maidan, rinata cortina di ferro

Osservatori OCSE
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CRIMEA, SEBASTOPOLI –   Restano chiuse le porte della Crimea per gli osservatori dell’Osce, ancora bloccati alla ‘frontiera’, a sud di Kherson. Ma tiene banco la richiesta della Russia, rivolta proprio all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione economica di indagare sul presunto ruolo di Kiev nella strage di fine febbraio, quando i cecchini aprirono il fuoco sulla folla ‘ribelle’.

L’annuncio è arrivato dal ministro degli esteri Serghiei Lavrov in persona nel corso di una conferenza stampa a Mosca, e giunge alcuni giorni dopo la pubblicazione di una intercettazione telefonica: nel colloquio tra il capo della diplomazia Ue Catherine Ashton e il ministro degli Esteri dell’Estonia Urmas Paet, quest’ultimo ha ventilato la possibilità che dietro la strage di Kiev vi sia la nuova coalizione filo-occidentale al potere in Ucraina.

La guerra di propaganda va avanti da giorni, e questo è solo l’ultimo clamoroso episodio: con il passare delle ore in particolare da Kiev partono notizie che fanno il giro del mondo, vengono smentite dai russi o dalla Crimea, e talvolta si rivelano infondate. L’ultimo caso riguarda un aereo di ricognizione ucraino che sarebbe stato preso di mira da alcuni colpi di arma da fuoco mentre sorvolava il confine. Fonti qualificate della flotta russa del Mar Nero hanno invece smentito l’episodio: “Si tratta dell’ennesima provocazione, un incidente simile avrebbe fatto scattare il nostro stato d’allerta. E’ l’ennesima provocazione di Kiev”.

Intanto, la Cortina di Ferro è rinata a meno di mille chilometri a sud di Kiev. Sin dall’inizio della crisi, poco a sud di Kherson, i miliziani filo-russi prima e poi forze militari evidentemente collegate a Sebastopoli, dove ha sede la Flotta del Mar Nero, hanno messo in piedi una barriera impenetrabile, difesa da decine di armati e mitragliatrici. Ad Armiansk quello più ”nervoso’, dove i miliziani fanno sfoggio di forza: qui, per la terza volta in tre giorni, la quarantina di osservatori dell’Osce sono stati rispediti indietro, nella grigia Kherson.

Un convoglio di almeno sei auto con targhe diplomatiche della Polonia, visto mentre si recava verso Simferopoli, aveva fatto sperare nell’inizio di una qualche azione diplomatica per aggirare il blocco a nord. Le auto del resto erano scortate da diversi mezzi della polizia e delle milizie filorusse. Ma le speranze sono andate deluse: poche ore dopo il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha annunciato su Twitter che “a causa dei continui problemi causati dalle forze russe, abbiamo evacuato controvoglia il nostro consolato a Sebastopoli in Crimea”.

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