Occupate dai russi una ad una basi ucraine in Crimea, Kiev si appella all’Onu

Soldati russi davanti a base ukraina in Crimea
Soldati russi davanti a base ukraina in Crimea

CRIMEA, SEBASTOPOLI – Le basi ucraine in Crimea capitolano una a una, e i soldati russi le conquistano senza sparare un colpo. Kiev, chiaramente incapace di far fronte militarmente all’avanzata russa, si appell a all’Onu, a cui chiede di “demilitarizzare” la penisola che ha scelto Mosca. Ma intanto Obama che ha annunciato l’invio di truppe nei paesi baltici, ha escluso un intervento militare degli Stati Uniti. Mercoledi il ‘blitzkrieg’ russo non si è fatto attendere: sono state occupate quasi tutte le basi nella regione di Sebastopoli, quelle di Ievpatoria, Novoozerne, e altri luoghi fino a ieri sconosciuti al mondo.

Il capo della Flotta ucraina Serghiei Gaiduk sarebbe finito agli arresti, e Kiev ha lanciato un ultimatum per la sua liberazione. Fonti militari a Sebastopoli smentiscono: “E’ andato via per conto suo”, “prima del blitz”, si ironizza, ma da Mosca, in serata, giunge un appello del ministro della difesa russo, Serghiei Shoigu, ai “dirigenti della Repubblica di Crimea” a liberare il comandante Gaiduk. Ovunque la scena è la stessa: i miliziani o le forze speciali fanno irruzione con i mezzi blindati, o con camion. Sfondano il cancello. Trattano la resa, l’ammaina bandiera e la consegna delle armi. Gli ucraini si tolgono le divise, oppure indossano quelle della Flotta russa del Mar Nero. Poi escono uno ad uno, con i loro padri, madri, moglie e fidanzate che li aspettano fuori, e li aiutano a caricare in macchina i sacchi di plastica nera con qualche vestito e bene personale.

Qualche ufficiale esce con il figlio sulle spalle, qualcun altro con la moglie che trascina via quadri e piante. Qualche signora è esasperata: “Hanno assediato mio figlio per oltre due settimane”, grida lontano da occhi indiscreti. Un gruppo di ragazzi con gli zaini sfila poco lontano, sorridendo: “Torniamo a casa”, dice uno. L’altro lo sgomita: “No domani siamo qui”, dice ironico. In una base poco lontano dall’ormai ex Comando della Flotta di Kiev, a Sebastopoli, una base militare resta sotto assedio: le bandiere celesti e gialle ucraine sventolano, quasi strappate dal vento gelido e forte. “Niet, niet”, dicono i fanti russi: “Non potete fare foto nè video”. Sono tesi anche loro, con Kiev che mercoledi ha ordinato ai suoi residui fedelissimi di “sparare a vista” contro chiunque tenti di entrare nelle basi.

Sembra il Deserto dei Tartari, versione XXI secolo. Un militare ucraino osserva dietro il cancello, è armato. Un altro invece si avvicina, dietro al reticolato, alla bandiera, e sotto prova ad attaccare quella della Croce Rossa, ma il vento la porta via. In questa situazione, l’Ucraina ha annunciato di voler abbandonare la Comunità degli Stati indipendenti (Csi) nata dalle ceneri dell’Urss (già lasciata dalla Georgia dopo la guerra con Mosca nel 2008). E ha chiesto all’Onu di dichiarare la Crimea zona demilitarizzata, proprio alla vigilia della missione di Ban Ki-moon a Mosca, dove presumibilmente incontrerà Vladimir Putin. E la Crimea non sta a guardare: il premier Serghiei Aksionov ha ordinato di chiudere la porta in faccia al vicepremier e al ministro della Difesa ucraina.

“Non sono i benvenuti, nessuno li farà entrare e li rimanderemo da dove vengono”, ha detto. Secondo il vice di Barack Obama, Joe Biden, quanto sta accadendo in Crimea è “una minaccia non solo per l’Ucraina ma per l’intera comunità internazionale”. Gli Stati Uniti, ha annunciato da Vilnius, potrebbero inviare delle truppe nei Paesi baltici per rassicurare le ex repubbliche sovietiche, preoccupate dall’annessione della Crimea alla Russia. Ma, come chiarito in serata dal presidente Barack Obama, gli Stati Uniti non intendono intervenire militarmente in Ucraina. Semmai, con gli alleati, sono pronti a prendere “azioni economiche ancora più dirompenti” nei confronti della Russia.

ùnche la Nato, per bocca del segretario generale Rasmussen, ha accusato Mosca di aggressione militare, definendo la crisi in Crimea “la minaccia più grave alla sicurezza e la stabilità dell’Europa dai tempi della Guerra Fredda”. Il vertice Ue di giovedi e venerdi a Bruxelles, intanto, potrebbe varare nuove sanzioni. Misure che secondo il premier Matteo Renzi dovranno però essere “graduali e reversibili”. L’Italia vuole infatti “tenere aperto un canale di dialogo” con Mosca perchè, ha avvertito il presidente del Consiglio, bisogna evitare “l’incubo” di un ritorno alla “cortina di ferro”.

Comments are closed.

Gestione cookie