Crisi: Obama vuole tagliare stipendi dei manager delle banche aiutate

La scure di Barack Obama si abbatte su Wall Street, 24 ore dopo avere presieduto, a New York, due eventi di raccolta fondi per il Partito Democratico, presenti esponenti della comunità finanziaria della Grande Mela.

È vero che il presidente degli Stati Uniti ha sferrato, nei suoi interventi newyorchesi, brevi ma mirati attacchi a Wall Street, accusata di non stare al gioco nel difficile esercizio del rilancio dell’economia in crisi. Ma è anche vero che nessuno avrebbe mai indovinato che l’intenzione della Casa Bianca era di dimezzare i compensi dei super manager delle principali aziende aiutate dallo Stato a superare la crisi, come il colosso assicurativo Aig o la Chrysler.

Almeno così indicano le prime indiscrezioni, circolate in serata. Ad un pubblico parzialmente composto da operatori finanziari, Obama ha spiegato che l’intervento pubblico senza precedenti deciso dalla sua Amministrazione per salvare l’economia in difficoltà «era la cosa giusta da fare». «Sappiamo anche – ha aggiunto il presidente – che non dovremmo mai più affrontare momenti difficili a causa della speculazione irresponsabile, degli inganni e dell’egoismo di alcuni. Quindi se ci sono esponenti dell’industria finanziaria nel pubblico, chiederò loro di associarsi a noi per appoggiare le riforme necessarie. Non ostacolatele, appoggiateci».

Poco dopo, ad un altro evento in un teatro della Grande Mela, Obama ha attaccato direttamente i banchieri. «Le Banche – ha detto l’inquilino della Casa Bianca – non vogliono regole finanziarie», e «non abbiamo lavorato così duramente per abbandonare i nostri problemi alla prossima generazione, alla prossima Amministrazione. Siamo venuti per risolvere questi problemi, adesso e qui».

Oggi, Obama conclude la sua giornata lavorativa in una università del New Jersey, per partecipare ad un comizio di Jon Corzine, l’ex numero uno della banca d’affari Goldman Sachs, (una delle grandi protagoniste di Wall Street), il governatore dello Stato che rischia di non essere rieletto ai primi di novembre. Tra la Casa Bianca e Corzine non c’è in realtà una grande sintonia, anche perchè l’ex numero uno di Goldman Sachs puntava a prendere il posto del suo ex collega (e rivale ai vertici della banca) Hank Paulson, il segretario al Tesoro di George W. Bush. Obama gli ha preferito Timothy Geithner, l’ex numero uno della Fed di New York. Ma per Obama perdere il New Jersey, uno Stato popoloso e di tradizione democratica alle porte di New York, sarebbe un brutto smacco, dato che il partito al potere rischia anche di perdere la Virginia, risultata essenziale nelle presidenziali del 2008.

L’avversario di Corzine è un ex procuratore, Chris Christie, che lo accusa di non aver fatto nulla per arginare la corruzione, uno dei grossi problemi storici del Garden State. E Christie potrebbe farcela, essendoci un terzo incomodo indipendente, Chris Daggett, che rischia di prendere voti al Governatore uscente.

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