WASHINGTON, STATI UNITI – In una intervista all’emittente ABC il presidente Barack Obama è uscito allo scoperto affermando che ”c’e’ anche lo Stato cinese” dietro i cyber-attacchi alle imprese e istituzioni americane.
Si inasprisce così ormai a ritmo quotidiano il confronto tra Stati Uniti e Cina sul cyber-spionaggio. Senza tanti giri di parole Obama ha detto che ci sono stati sulla questione ”duri colloqui” con la Cina, e che ”altri ce ne saranno”. Ha però poi frenato prima di parlare di ”guerra” nel cyber-spazio avvertendo che e’ opportuno usare ”cautela”.
Rispondendo ad una domanda se – come sostengono alcuni parlamentari, e non solo – sia ormai in corso una ‘cyber-war’ con la Cina, Obama ha affermato che di certo c’e’ ”un costante aumento di minacce alla sicurezza informatica” e ”alcune sono sostenute dallo stato cinese, altre semplicemente da criminali”. Tuttavia, ha detto, ”bisogna sempre essere cauti con le analogie sulla guerra”, perche’ ”c’e’ una grande differenza tra il cyber-spionaggio o i cyber-attacchi e, ovviamente, una vera guerra”.
Pechino si è detta ”pronta, sulla base dei principi della fiducia e del rispetto reciproci, a condurre un dialogo costruttivo”, e il portavoce ufficiale della Casa Bianca Josh Earnest ha espresso apprezzamento per l’apertura; ma diversi esponenti della stessa amministrazione Obama da tempo usano toni piu’ bellicosi. Senza arrivare all’allarme su una possibile ”Pearl Harbor digitale” lanciato dall’ex capo del Pentagono Leon Panetta, solo negli ultimi giorni il capo dell’ intelligence Usa James Clapper ha ammonito in un rapporto al Congresso che la minaccia numero uno per gli Usa non e’ il terrorismo di al Qaeda, o l’Iran nucleare, bensi’ le intrusioni nei sistemi informatici di grandi aziende e istituzioni dello Stato.
Anche il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente, Tom Danilon, ha lanciato un appello a Pechino affinchè avvii serie indagini per contrastare il fenomeno e si impegni in un ”serio dialogo per stabilire norme accettabili di comportamento nel cyberspazio”. A sua volta, la stampa usa toni sempre piu’ allarmanti. Mercoledi, ad esempio, in un commento pubblicato sul Wall Street Journal si legge che spie cinesi sono entrate nei database del Pentagono e di aziende che lavorano per la Difesa e, in caso di guerra, la Cina potrebbe usare i dati rubati per ”accecare” i satelliti che guidano le armi americane e permettono le comunicazioni.
Potrebbe poi mandare in tilt le reti di comunicazione finanziarie, che regolano i trasporti, l’energia, le infrastrutture, senza contare, si nota poi che il nuovo caccia cinese J-31 assomiglia davvero molto all’F-35 americano. Obama, che ha in programma un incontro alla Casa Bianca con diversi amministratori delegati del settore privato per parlare del problema della sicurezza informatica, di certo non e’ andato cosi’ lontano.
Pero’ ha sottolineato che a causa dello spionaggio, ”miliardi di dollari vengono persi”, e ”segreti industriali vengono rubati. Le nostre aziende vengono messe in in condizione di svantaggio, ci sono interruzioni ai nostri sistemi che coinvolgono ogni cosa, dai nostri sistemi finanziari alle nostre infrastrutture”. E a quando pare nel mirino di spie e hacker è entrata anche la First Lady Michelle, giacchè il presidente ha confermato che si sta ”indagando” sulla possibilita’ che sia stata vittima di un cyber-attacco.