ROMA – Anche le comunicazioni degli italiani sono state spiate dalle potenti antenne dell’Nsa americana? E Governo e servizi sapevano? Dopo le rivelazioni di Le Monde sulle intercettazioni di milioni di conversazioni francesi, Copasir e Garante della privacy chiedono chiarezza al Governo su quanto accaduto in Italia.
Una prima risposta la darà il sottosegretario con delega all’intelligence, Marco Minniti, atteso domani in audizione al Comitato per la sicurezza della Repubblica. Il sospetto che pure telefonate ed e-mail dirette dall’Italia agli Stati Uniti e viceversa potessero essere intercettate dal ‘grande orecchio’ dell’Agenzia per la sicurezza nazionale Usa era emerso già nel giugno scorso con le rivelazioni dell’ex consulente Nsa Edward Snowden.
In quell’occasione il Copasir si attivò ascoltando in audizione il direttore del Dis Gianpiero Massolo che negò passaggi illegali di dati sensibili dagli 007 italiani a quelli americani nonché prove che le ambasciate italiane in Usa erano state spiate. Ma ieri Claudio Fava – riferendo quanto emerso da colloqui che una delegazione del Comitato ha avuto tre settimane fa in una visita negli Usa – ha detto che le comunicazioni italiane, al pari di quelle francesi, sono monitorate dagli americani e che i servizi di Roma lo sanno. Sul punto dissente il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, che ha partecipato alla stessa missione. “In tutti gli incontri – spiega – abbiamo avuto la conferma che il Governo non sapeva del programma Prism. Quindi dire che i nostri servizi sapevano, quando non lo sapeva nemmeno il Governo, non è corretto. Fava ha dato una sua interpretazione. Nella sede dell’Nsa ci hanno detto che raccoglievano informazioni sui dati di traffico, ma nessuno in Italia, cioè i Governi Prodi, Berlusconi, Monti e, per pochi mesi, Letta e quindi nemmeno i servizi, è stato messo al corrente di quello che stavano facendo”.
E’ stato poi escluso, assicura Stucchi, “che intercettazioni a strascico fatte col programma Prism potessero aver riguardato in modo indiscriminato cittadini italiani, perchè ci è stato detto che ci sono filtri e accorgimenti per evitare che questo avvenga quando ci sono Paesi coi quali ci sono vincoli di amicizia. Al Governo – conclude – chiediamo di chiarire se effettivamente l’informazione che è stata trasmessa è veritiera per quanto riguarda i nostri concittadini. Questo dubbio è più che legittimo”. E chiarezza chiede anche il Garante della privacy, Antonello Soro, che invita il Governo ad accertare “se la raccolta, l’utilizzo e la conservazione di informazioni relative alle comunicazioni telefoniche e telematiche abbia coinvolto anche i cittadini italiani”.
Si tratta, rileva, “di una indispensabile operazione di trasparenza in quanto tali condotte, se confermate, avrebbero primariamente violato i principi fondamentali in materia di riservatezza dei cittadini e reso evidenti le debolezze connesse alla sicurezza delle reti e dei sistemi informatici rilevanti sul piano nazionale”. In questo contesto, sottolinea ancora il Garante, “appare quanto mai urgente predisporre efficaci strumenti di protezione dei dati personali e dei sistemi utilizzati per finalità di polizia e giustizia”. Sul tema si esprime anche Massimo D’Alema, fino al maggio scorso presidente del Copasir e, in passato, ministro degli Esteri e presidente del Consiglio.
“L’Italia – sottolinea – non ha mai concesso agli Usa di intercettare cittadini italiani. Siamo un Paese sovrano e da noi per esempio non possono essere effettuate intercettazioni dei cittadini italiani senza l’autorizzazione della magistratura”. Infine, il presidente del Senato Pietro Grasso, che in settimana incontrerà a Washington i vertici dell’Fbi ed il vicepresidente Joe Biden, si limita a dire che “per quanto riguarda l’Italia, non c’è alcuna novità. Sul nostro territorio abbiamo una legge che va rispettata e che continueremo a far rispettare”.
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