CARACAS, VENEZUELA – Corre sull’asse Caracas-Mosca l’interminabile intreccio di misteri nella vicenda di Edward Snowden. Il capo della commissione affari internazionali della Duma russa Alexiei Pushkov ha scritto su twitter che Snowden aveva accettato la proposta di asilo fatta dal Venezuela. Poco dopo il messaggio e’ stato pero’ cancellato. Lo stesso Pushkov ha successivamente reso noto che l’annuncio era stato dato ”dal notiziario delle 18 della tv Vesti 24. Per tutte le domande chiedete a loro”, ha precisato, rinviando cosi’ la palla, e la responsabilita’ dell’annuncio, al telegiornale.
Di certo c’e’ che il presidente venezuelano Nicolas Maduro aveva fatto sapere alla stampa di Caracas di aver ricevuto la richiesta di asilo da parte della ‘talpa’ del Datagate. “Ci è giunta una lettera con la richiesta”, aveva riferito, invitando quindi Snowden a “venire a vivere nel paese di Simon Bolivar e Hugo Chavez”, per fuggire così “alla persecuzione dell’impero americano”. Subito dopo, rispondendo alla domanda di un cronista su quali potrebbero essere gli sviluppi, Maduro si e’ limitato a rispondere di ”non saperlo. Sara’ lui a decidere quando volerà qui” in Venezuela.
Maduro ha precisato che Caracas non teme le eventuali misure che Washington possa prendere nei confronti del Paese che accogliera’ Snowden. Gli Usa non governano il mondo ”e tanto meno il nostro Paese, che e’ libero e sovrano”. Poi ha detto che gli ”piacerebbe” parlare con l’ex agente della Nsa, ma che non lo ha ancora fatto. In altre parole, anche se la vicenda e’ ancora del tutto aperta, Snowden appare in queste ore piu’ vicino a Venezuela che agli altri due paesi latinoamericani – Nicaragua e Bolivia – che si sono fatti avanti per l’asilo.
Anche se per il momento, e ormai da piu’ di due settimane, e’ sempre bloccato in un aeroporto di Mosca, l’America Latina rimane quindi al centro dell’affaire Snowden, e non solo quale potenziale terra d’asilo. In prima linea, su tutt’altro fronte, c’e’ il Brasile, che ha fatto sapere che ricorrera’ all’Onu per appurare le denunce di spionaggio Usa nel proprio territorio rivelate dal quotidiano O Globo. Il giornale di Rio de Janeiro ha scritto che oltre al Brasile, anche altri paesi della regione – tra i quali Venezuela, Argentina, Messico, Ecuador e Colombia – sono nel mirino dello spionaggio di Washington. Nei suoi diversi risvolti, il delicato dossier Snowden sara’ quindi di certo al centro del vertice del Mercosur in programma venerdi’ a Montevideo.
Sarà discussa anche la vastità, che appare sempre maggiore, della rete spionistica degli Stati Uniti. Non solo il Brasile, ma tutta l’America Latina in generale e’ stata oggetto di spionaggio, a quanto scrive il quotidiano carioca ‘O Globo’, citando documenti segreti in suo possesso e precisando che gli Usa hanno usato software di intercettazione di dati, tra gli altri, anche in Messico, Argentina, Colombia, Ecuador e Venezuela.
Nel Paese di Hugo Chavez, in particolare – dal quale la ‘talpa’ del Datagate potrebbe aver accettato la proposta di asilo politico – nel 2008 (anno di una crisi diplomatica proprio tra Colombia, Ecuador e Venezuela) sarebbe stato per esempio usato il programma X-Keyscore, che permette di identificare la presenza di uno straniero in una determinata nazione attraverso la lingua da lui usata nelle email. Un altro sistema, il Fairview, capace di raccogliere telefonate, fax e messaggi di posta elettronica, sarebbe invece stato particolarmente utile nel marzo scorso.
Quando mori’ Chavez – ricorda ‘O Globo’ – le attenzioni degli 007 erano dunque concentrate sulla fine di un ciclo e il probabile inizio di una nuova era di equilibri politici nel Sud America. Secondo la fonte giornalistica brasiliana, inoltre, agenti infiltrati della Nsa e della Cia non raccoglievano solo informazioni di natura militare, ma avrebbero cercato di captare segreti anche in ambito commerciale, come tutto quello che fa riferimento al petrolio in Venezuela e ad altre fonti energetiche in Messico. Questi ultimi segreti, in particolare, sarebbero stati ottenuti attraverso il programma Prism, che consente di invadere le pagine di Facebook, Gmail, Yahoo, Google, Skype e altri servizi gratuiti a disposizione degli utenti del web.