Dmitri Medvedev: “Odio i bastardi occidentali, voglio farli sparire”. “Mi viene spesso chiesto perché i miei post su Telegram sono così duri. La risposta è che li odio. Sono bastardi e imbranati. Vogliono la nostra morte, quella della Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire”.
Dmitri Medvedev: “Odio i bastardi occidentali, voglio farli sparire”
Lo ha scritto su Telegram il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ed ex presidente della Federazione russa, Dmitry Medvedev, riferendosi a chi è contro la Russia.
A dispetto degli alti incarichi, Medvedev sembra proprio non riuscire a contenersi. Il linguaggio dell’odio più schiettamente inteso la sua cifra politica. Ci odia perché noi (gli occidentali, aspiranti tali come gli ucraini compresi) odiamo loro, i russi, questo il paralogismo che va diffondendo per contestare le sanzioni.
“Gli occidentali ci odiano tutti”
“Ci odiano tutti, queste decisioni si basano sull’odio per la Russia, per i russi, per il popolo russo. Odiano la nostra cultura. Ecco perché hanno cercato di cancellare il lavoro di Tolstoj, Cechov, Caijkosky, Šostakovič. Odiano la nostra religione – ecco perché hanno fatto questo – vogliono distruggere la Chiesa ortodossa e imporre sanzioni ai patriarchi. E’ sempre stato così”.
Dispiacciono i paragoni storici fra epoche diverse – ma chi è che giustifica l’azione militare speciale con la denazificazione dell’Ucraina? -, ma sembrano le parole di Hitler e Goebbels dopo che già avevano avviato la “Soluzione finale”.
Le sanzioni? “Roba da Cosa nostra…”
Ricordava Sigmund Ginzberg sul Foglio di sabato scorso come i due sbraitassero contro coloro che, dicevano, “odiano il popolo tedesco”, e cioè l’occidente in combutta con la “barbarie” slava e asiatica, per “sterminare tutti i tedeschi”. L’odiatore è per natura e per calcolo vittimista.
L’altro giorno, sempre allo scopo di esecrare le sanzioni imposte ai familiari della cerchia più vicina a Putin, aveva dato agli occidentali dei mafiosi. Più precisamente citando Cosa nostra e ‘Ndrangheta, omaggiando en passant il nostro Paese dell’ennesima allusiva minaccia.