WASHINGTON – Donald Trump torna al passato e caccia via le persone transgender, ma il Pentagono lo ignora e anzi, lo smentisce. “Non basta un tweet”, è stata la risposta secca del generale Joseph Dunford, il militare più alto in grado presso lo Stato Maggiore degli Stati Uniti che ha spiegato che per cancellare la svolta dal suo predecessore Barack Obama circa un anno fa serve un ordine formale. “Nel frattempo – ha precisato – continueremo a trattare tutto il nostro personale con rispetto”.
Il presidente Usa aveva infatti dato l’annuncio choc via Twitter affermando che: “Dopo consultazioni con i miei generali ed esperti militari, informo che il governo degli Stati Uniti non accetterà o consentirà ad individui transgender di servire, in qualsivoglia ruolo, nelle forze armate degli Stati Uniti”. Ma il generale Dunford ha subito comunicato che non vi saranno modifiche alle norme attualmente in vigore fino a quando le direttive del presidente Trump non saranno ricevute dal Pentagono che elaborerà le nuove disposizioni.
Dunford ha di fatto sfidato Trump con un memo interno, indirizzato a tutti i comandanti delle Forze Armate in cui, nero su bianco, ha difeso il lavoro svolto dai transessuali in uniforme. Ma non è finita qui, secondo Trump i militari transessuali costituivano un costo sanitario troppo alto per l’esercito: “I nostri militari devono concentrarsi su decisive e schiaccianti vittorie e non possono essere oberati dai tremendi costi medici e disagi che comporta avere transgender nelle forze armate”, aveva sostenuto il presidente.
Ma a conti fatti, negli ultimi anni il Pentagono ha speso fino a 10 volte di più in cure per disfunzioni erettili tra i militari di quanto siano stati i costi medici stimati in un anno per le persone transgender nelle forze armate. Stando ai dati relativi a 2014, 2015 e 2016, risulta infatti che nel 2014 il Pentagono abbia speso 84 milioni di dollari in cure per disfunzioni erettili e quindi anche per la somministrazione di farmaci come Viagra e Cialis. Un altro studio aveva poi calcolato nel 2016 che il massimo dei costi medici per il personale transgender nelle forze armate sarebbe ammontato a circa 8,4 milioni di dollari, scrive Business Insider.
La sparata di Trump ha di fatto spiazzato il Pentagono, perché, se il commander in chief aveva informato il responsabile della Difesa James Mattis delle sue intenzioni, i dettagli per l’applicazione pratica della nuova linea dettata da Trump sono tutti da stabilire. Cosa ne sarà infatti, in caso di ordine formale, dei militari transgender che, sulla base della decisione presa da Obama, hanno potuto ad oggi essere apertamente riconosciuti e già parte delle forze armate?
Sono tra i 6mila e gli 11mila secondo diverse stime e sarebbero impensabili eventuali epurazioni e cacciate. Le critiche non si fanno attendere: dalle più prevedibili provenienti da democratici e da membri della scorsa amministrazione, come l’ex vicepresidente Joe Biden e l’ex capo del Pentagono Ash Carter o la leader della minoranza democratica alla Camera Nancy Pelosi, ai pur severi giudizi dei repubblicani, con il senatore John McCain in testa che da autorevole reduce ed eroe ha ammonito: “A chi ha i requisiti medici deve essere consentito di servire” nelle forze armate.
Intanto il militare trans più noto d’America mette in chiaro cosa ne pensa: “Sembra una vigliaccata”, ha commentato Chelsea Manning – l’ex soldato, oggi soldatessa, dell’esercito americano condannata per aver passato una valanga di documenti segreti a WikiLeaks poi graziata da Barack Obama.