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Egitto, il day after: Morsi agli arresti, militari al potere, Mansour giura

di Emiliano Condò |4 Luglio 2013 10:44

Manifestante sventola la bandiera egiziana (foto Ansa)

ROMA – Mohamed Morsi deposto e arrestato, la Costituzione sospesa, la presidenza ad interim al presidente della Corte Costituzionale. Soprattutto i militari che tornano al potere, leader e parlamentari dei Fratelli Musulmani che finiscono in carcere. Poi Adly Mansour, presidente ad interim, che nella mattinata di giovedì fa il giuramento di rito e prende il potere. In mezzo gli egiziani, divisi e artefici/spettatori di una nuova rivoluzione. L’immagine è quella delle piazze: gremita piazza Tahrir, luogo simbolo della rivoluzione e degli anti-Morsi. Ma affollate anche le piazze dei sostenitori dell’ex presidente.

In Egitto va in scena un colpo di stato. I militari aspettano pro forma che scada l’ultimatum al presidente Morsi poi si riprendono quel potere ceduto tardi e mal volentieri dopo la caduta di Hosni Mubarak. Gli egiziani a maggioranza festeggiano ma nella comunità internazionale non manca la preoccupazione. Il primo a esporsi è Barack Obama: l’Egitto dagli Usa prende aiuti. E se è vero che il governo Morsi dal punto di vista degli States non era un governo ottimale era  pur sempre il governo eletto a maggioranza. Obama si dice equidistante ma l’imbarazzo è evidente.

L‘Onu è sulla stessa lunghezza d’onda con il presidente Ban Ki Moon che si dice ”preoccupato per l’interferenza dei militari” negli affari dell’Egitto. Secondo l’Onu ”sara’ cruciale rafforzare il governo civile in linea con i principi della democrazia”. Insomma, dubbi. E non pochi.

Le certezze, invece, sono quelle dell’arresto di Morsi, al momento trasferito al ministero della Difesa. L’ex presidente  fino alla tarda serata di mercoledì, quando era già stato destituito, ha continuato a mandare segnali di resistenza. Ha chiesto ai suoi sostenitori opposizione pacifica, ha ripetuto che lui è il “presidente eletto”. L’appello alla non violenza sembra essere caduto nel vuoto visto che, al momento, il bilancio è di una decina di morti negli scontri.

L’Egitto dei militari, intanto, procede spedito verso il dopo Morsi. Già nella serata di mercoledì  il ministro della Difesa egiziano Abdel Fattah el Sissi ha annunciato la road map della transizione: Costituzione sospesa, poteri ad interim a Baradei e elezioni presto. Il tutto in un Paese lacerato da conflitti e spaccato sostanzialmente a metà.

 

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