Egitto, mistero su Mubarak: dimissioni vere o no? Guiderà la transizione?

IL CAIRO, EGITTO – Hosni Mubarak si è dimesso dai vertici del partito, anzi no, è rimasto. Ad uscire di scena è stato il figlio Gamal Mubarak, che ha abbandonato il Partito Democratico Nazionale con tutti gli altri dirigenti di spicco del partito. Il 4 febbraio è stata l’ennesima giornata turbolenta per l’Egitto, e stavolta a complicare le cose ci sono stati anche i risvolti internazionali della crisi. Secondo l’inviato americano Krank Wisner Mubarak dovrebbe rimanere a traghettare la crisi. Un’opinione subito smentita dalla Casa Bianca: “Wisner parla a titolo personale”, hanno specificato dallo staff di Obama.

Eppure il cambio ai vertici del partito di Mubarak non convince molti analisti di questioni mediorientali, come ha spiegato sul Corriere della Sera Davide Frattini, citando Issandr el Amrani sul blog The Arabist: “Hanno messo in scena un gioco delle sedie per installare una nuova élite”. Il riferimento, spiega Frattini, è per Hossam Badrawi, “medico proprietario di cliniche private”, che ha preso il posto di segretario generale che dagli anni Sessanta era occupato da Safwat el-Sherif.

“Badrawi – ha sottolineato l’analista che ha scritto sul The Arabist – è sempre stato un sostenitore di Gamal. Il golpe portato avanti dal vicepresidente Omar Suleiman e da altri militari ha bisogno di tenere Hosni Mubarak (proprio perché non sembri un colpo di Stato) e di una nuova classe politica)” .

D’altrone, afferma, Frattini, nemmeno i Fratelli Musulmani credono al “restyling del partito: «Cercano di migliorare l’immagine, è solo un tentativo di guadagnare tempo»”.

Intanto il vicepresidente Suleiman, considerato la “mente” del golpe, avrebbe iniziato a incontrare i rappresentanti dell’opposizione. E infatti, continua Frattini, i Fratelli Musulmani sono stati i primi ad essere ricevuti dal vicepresidente nella sede del governo. L’obiettivo è quello di “trovare un compromesso da qui alle elezioni di settembre”.

Infatti, dice Frattini, “i gruppi anti-regime che hanno indicato Mohamed ElBaradei come leader per questa fase faticano a trovare un’intesa sulla trattativa. I manifestanti non sono disposti ad accettare cedimenti, dopo 300 morti in tutto il Paese e quasi 5.000 feriti (stime delle Nazioni Unite)”.

Nelle strade del Paese, intanto, le manifestazioni di protesta continuano ad andare avanti.

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