Egitto: le due facce di Mohamed Morsi

IL CAIRO – Il presidente dell’Egitto Mohamed Morsi ha due facce: la prima è quella “diplomatica” dell’uomo che si è guadagnato la copertina del magazine americano Time. Il capo di Stato che sorprende il presidente israeliano Shimon Peres con una lettera affettuosa, nella quale, accreditando il suo ambasciatore in Israele, Morsi si rivolge a Peres come a un “caro amico” e invoca “i buoni rapporti […] che per fortuna esistono fra i nostri Paesi”, rapporti da “preservare e rafforzare”. La faccia del leader che media fra Tel Aviv e Gaza, garantendo a Israele il rispetto degli accordi di pace e agli Stati Uniti il ruolo di sentinella  in un Medio Oriente sempre più balcanizzato.

Ma c’è un’altra faccia di Morsi che è venuta fuori dopo la diffusione – ai primi di gennaio – di un video datato 2010. Nel filmato l’opinione pubblica occidentale ha potuto vedere l’anima di un estremista islamico nascosta sotto i completi scuri e le cravatte regimental dell’affidabile interlocutore con gli altri governi.

Uno che definisce cosi gli israeliani: “I sionisti? Sono succhiatori di sangue, guerrafondai che discendono dalle scimmie e dai maiali…”

È il Morsi tutt’altro che moderato che emerge in due spezzoni di interviste rilasciate all’emittente libanese al-Quds, registrate il 20 marzo e il 23 settembre del 2010 e rilanciate sul web da Memri, un’istituzione con sede a Washington specializzata nel monitoraggio dei mass media in lingua araba.

Nelle interviste Morsi denuncia con foga l’Autorità palestinese per i suoi contatti politici con Israele, che lui giudica “futili”. “Con i sionisti – sostiene – o (accetti) quello che vogliono, oppure è la guerra. Questo è quanto gli occupanti della Palestina conoscono”. La formula dei “Due Stati per i due popoli” è un’illusione: la strada da intraprendere – spiega Morsi – è piuttosto quella della “resistenza militare“, affinché lo Stato di Palestina sia infine creato sull’intero territorio palestinese. Nel frattempo, secondo Morsi, compito dei Paesi arabi sarà di assecondare la lotta dei palestinesi con un boicottaggio totale di Israele.

In un altro video, sempre pescato da Memri e sempre del 2010, Morsi parla definisce Obama “un bugiardo”. Il presidente americano “ha detto un sacco di bugie, non dobbiamo credere a una sola parola di quelle che ha detto”. Poi l’attuale presidente egiziano rivolge un appello ai “cari fratelli” (musulmani): “Noi non dobbiamo dimenticarci di nutrire nei nostri figli l’odio contro questi sionisti e questi giudei, e contro tutti quelli che li sostengono”.

Ma, secondo un ex dirigente dei Fratelli Musulmani che lo ha conosciuto bene, quello non è stato uno sporadico momento di follia di Morsi. A parlare con i reporter del settimanale tedesco Spiegel è Abdel-Jalil el-Sharnoubi, 38 anni. Sharnoubi lo scorso ottobre annunciò su tv e giornali di essere uscito dalla Fratellanza. Qualche giorno dopo un gruppo di uomini mascherati presero a mitragliate la sua macchina. Era a capo dei servizi online dei Fratelli Musulmani, ce l’aveva messo proprio Morsi, all’epoca ispettore generale della Fratellanza.

I due si erano conosciuti nel 2000. Sharnoubi era figlio di un imam del delta del Nilo, ed era entrato a far parte della Fratellanza a soli 13 anni. Morsi “era un tipico egiziano di campagna, un ‘burino’ di origini contadine che si era rapidamente integrato nell’apparato, totalmente sottomesso alla leadership della Fratellanza e contrario a ogni democratizzazione interna”.

A Sharnoubi non sembra vero che un modesto membro del Parlamento sia diventato presidente. E non crede neanche che abbia abbandonato le sue idee, quelle dell’ala più dura della Fratellanza, solo perché adesso è a capo del governo. Ha imparato a sopravvivere all’ombra dell’autocrate Mubarak grazie al suo “talento per l’assimilazione”: “È un maestro del travestimento”, sentenzia Sharnoubi.

Ora bisogna mostrare la faccia “buona”, perché la posta in gioco è altissima per l’Egitto, la cui economia in sofferenza ha un disperato bisogno degli aiuti dell’Europa e degli Stati Uniti. Mosse diplomatiche come quella della lettera affettuosa a Peres, secondo Sharnoubi, hanno come solo obiettivo quello di cercare delle sponde all’estero – anche con quello additato per anni come il peggior nemico – per “proteggere ed espandere il dominio della Fratellanza” non solo in Egitto, dove Morsi sta accentrando su di sé “poteri assoluti che non aveva neanche Mubarak”.

Per l’ex Fratello Musulmano piazza Tahrir è pronta ad esplodere un’altra volta, e gli scontri di inizio gennaio sotto il palazzo di Morsi sono solo “un piccolo assaggio di un’imminente rivolta popolare“.

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