Egitto. Fratellanza Musulmana: fortissima ma divisa

Abdel Abou el-Fotouh

IL CAIRO, EGITTO – Le prossime elezioni in Egitto, la cui data non è ancora stata fissata, stanno portando alla luce divisioni all’interno della Fratellanza Musulmana, il più antico e organizzato dei movimenti politici egiziani, che al tempo del regime di Hosni Mubarak era bandito ma tollerato. Sulla mancanza di compattezza della Fratellanza, persa gradualmente per strada dopo la caduta del Rais, balza agli occhi il fatto che il suo popolare leader, Abdel Moneim Abou el-Fotouh, si è candidato alla presidenza, ma non sarà il candidato della Fratellanza.

In realtà si presenta nonostante la sua opposizione e le molte critiche che gli vengono rivolte apertamente. E invece di dimostrare il potere crescente della Fratellanza, la sua candidatura sottolinea i dissidi al suo interno, mentre il senso di unità e l’esuberanza mostrati dopo il crollo del regime si va sfarinando, e varie fazioni – inclusi due partiti politici e gran parte degli appartenenti giovani si stanno spostando verso il centro politico. ”Il fatto è – ha dichiarato Abou el-Fotouh al New York Times – è che per la Fratellanza io sono troppo progressista”.

I suoi sostenitori islamici ed i progressisti lo chiamano la risposta egiziana al primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha le sue radici nell’islam politico ma che porta avanti politiche tolleranti e pluralistiche. Come molti islamici moderati, Abou el-Fotouh, da tempo afferma che chi entra in politica deve separarsi dalle sue appartenenze religiose, proprio come ha fatto quando si è presentato candidato.

Ma Islam Lofty, un leader della Fratellanza che svolse un ruolo importante nella rivoluzione, afferma che la popolarità di Abou el-Fotouh, credente nell’islam, nei valori liberali e nella giustizia sociale è concentrata soprattutto tra i giovani, e diminuisce sensibilmente tra la gente al di sopra dei 50 e dei 60 anni. ”Alcuni nella Fratellanza ritengono che sia troppo progressista, ma – ha aggiunto – si tratta di islamisti di vecchia scuola ”che non credono nella democrazia e nei valori liberali”.

I membri più anziani della Fratellanza, alcuni dei quali si sono scontrati con Abou el-Fotouh per anni, minacciano di espellerlo dall’organizzazione per aver violato il suo impegno a non presentare alcun candidato presidenziale alle prime elezioni allo scopo di evitare l’impressione di una presa di potere islamico. Ma questo impegno è già stato preso per parte della Fratellanza  dal candidato in una dichiarazione pubblicata nella pagina degli editoriali del Washington Post.

Mentre personaggi come un esponente della Fratellanza, Essam el-Erian, afferma che l’organizzazione non può appoggiare nessuno che violi le sue decisioni, i progressisti egiziani apprezzano Abou el-Fotouh perchè si colloca al centro dello schieramento politico egiziano, diventando così ”l’anello mancante” tra gli islamici e gli elettori laici. Ma la situazione è più complicata di quanto sembra. Alcuni progressisti sono incerti se accoglierlo come alleato o diffidare di lui per i suoi legami con la Fratellanza.

Molti progressisti egiziani e analisti occidentali temono la prospettiva di una crescita del potere della Fratellanza che, fondata nel 1928, è sempre rimasta nel vago su come fondere la legge islamica in uno stato civile. Alcuni in occidente ricordano in proposito la rivoluzione iraniana del 1979, in cui la cacciata di un despota laico spianò la strada alla conquista del potere di intransigenti estremisti religiosi.

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