Egitto: Hosni Mubarak, il ritratto di un leader trentennale

Hosni Mubarak

IL CAIRO – Nato il 4 maggio 1928 a Kafr El Meselha, nella provincia di Menoufiya, nel Delta del Nilo, Mohamed Hosni Mubarak diventa presidente dell’Egitto dopo l’assassinio di Anwar El Sadat il 6 ottobre 1981 e da quella data è stato rieletto alla presidenza per cinque mandati consecutivi. L’ultimo scade quest’anno e le nuove elezioni sono previste in settembre.

Soltanto per l’ultima elezione, nel 2005, la prima ufficialmente multipartitica, si presentò un candidato alternativo, l’avvocato Ayman Nour, che raccolse solo il 6% dei consensi (rispetto all’88% di Mubarak) e fu poi arrestato con l’accusa di aver presentato firme false per candidarsi.

Militare di carriera, nel 1950 Mubarak entra nell’accademia dell’aviazione e dopo il brevetto di pilota sale gradualmente la scala gerarchica, fino a diventare comandante dell’Aeronautica e ministro delle Produzioni militari nel 1972. Durante la guerra del Kippur contro Israele, nel 1973, viene indicato come uno degli artefici di azioni belliche vittoriose (suo collaboratore principale fu Ahmed Shafik, che ha nominato due giorni fa primo ministro) e nell’aprile 1975 diventa vicepresidente della repubblica.

Nel 1978 ottiene anche la carica di vicepresidente del partito al potere, il Partito Nazionale Democratico, che va a presiedere nello stesso 1981 in cui diventa presidente della repubblica. Sposato con Suzanne Saleh Sabet, con la quale ha avuto due figli, Alaa e Gamal (nato nel 1963 e spesso negli ultimi anni indicato come suo possibile successore), il presidente Mubarak, al quale molti governi occidentali hanno conferito il ruolo di mediatore per il Medio Oriente, in particolare per il conflitto israelo-palestinese, ha condotto una lotta senza quartiere contro l’integralismo islamico radicale di gruppi come la Jihad islamica e la Jamaa Islamiya, che furono all’origine di attacchi sanguinosi tra il 1992 ed il 1997.

Nel 1995 Mubarak sfugge ad un attentato ad Addis Abeba organizzato da gruppi islamici, grazie all’intervento del capo dei servizi segreti egiziani Omar Suleiman. Dall’81 il rais mantiene in vigore leggi di emergenza anti-terrorismo che danno ampi poteri di repressione a polizia e servizi segreti. Per trent’anni si rifiuta di nominare un vicepresidente. Lo fa solo il 29 gennaio di quest’anno, sull’onda delle proteste popolari: ed è Omar Suleiman, l’uomo che sceglie come successore.

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