Elezioni Afghanistan/ Le donne in burqa alle urne. Le storie di Sima, Salima e Zarguna: due di loro hanno votato. Per una è stato il marito a decidere la sua preferenza ai seggi

164102_FW103_APTre donne, tre burqa indistinti che si aggirano per le strade dell’Afghanistan, si muovono intorno alle urne. Sono tre storie, quelle di Sima, Salima e Zarguna: una è hazara, l’altra è tagika, l’ultima è pashtun.

In due hanno votato, l’altra ha preferito non farlo: «Sima, è troppo pericoloso», ha detto il marito intimandole di non andare ai seggi. Dopo gli assalti dei talebani negli ultimi giorni in attesa di sapere chi guiderà il paese dopo la legislatura Hamid Karzai, fra il presidente uscente e Abdullah Abdullah. Sul risultato è scontro tra i due leader che si contendono la vittoria, in questa tornata elettorale che ha visto un’affluenza del 40-50%.

A 32 anni, Sima ha sei figli e segue sempre le direttive del marito, non si oppone mai. Dopo la caduta del regime talebano, alla fine del 2001, ha cominciato a portare il burqa saltuariamente e adesso, da quasi due anni lo indossa solo quando accompagna i bambini in ospedale.

Salima invece non lascia mai il suo “abito di rappresentanza”, lo mette tutte le volte che esce di casa o in presenza di uomini che non siano di famiglia. Ha votato su indicazione del padre, a sua volta consigliato dal capo del villaggio. Salima non ha rinunciato a varcare le porte dei seggi, per lei questa è già una scelta. Per lei non c’è stato nessun obbligo, ma «l’ha convinta» il padre, perché a vent’anni non è ancora sposata. È una delle poche eccezioni in Afghanistan, non ha ancora un marito che decida delle sue azioni.

Zarguna è l’unica che sa leggere e scrivere. È andata a esprimere la sua preferenza nella sua città, a Charasiab: «Ho votato perché i talebani non sono attivi in città. Per precauzione, però, non ho sporcato l’indice d’inchiostro». Ha scelto da sola il suo candidato, è una dottoressa, è sposata.

Fa parte del 38 per cento delle donne che sono tornate a lavoro, dopo l’intervento della coalizione internazionale post 11 settembre, ma porta il burqa per non perdere la sua buona reputazione. Non è il marito che glielo impone, e in Afghanistan questa è già una vittoria. Un passo avanti nelle conquiste della galassia femminile che anima, anche se a rilento, il paese.

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