Elezioni in Bielorussia: l’opposizione scende in piazza, centinaia di arresti

Pubblicato il 20 Dicembre 2010 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA

Migliaia di oppositori in piazza, scontri e centinaia di arresti hanno accolto ieri sera in Bielorussia la vittoria a valanga per un quarto mandato da presidente di Alexander Lukashenko.

Al potere ininterrottamente dal 1994, secondo l’exit poll, Lukashenko ha portato a casa quasi l’80 per cento delle preferenze in una tornata elettorale. E ancora una volta l’opposizione contesta l’esito del voto, definendolo ”truccato” e chiede sia rifatta senza lo ”zar” in lizza.

In nottata, com’era già accaduto dopo le ultime presidenziali del 2006, migliaia, forse oltre diecimila manifestanti, che fin dalla serata si erano radunati a Minsk, nella centrale piazza dell’Indipendenza, hanno cercato di dare l’assalto al palazzo dove hanno sede governo, parlamento e commissione elettorale, mandando in frantumi porte e finestre, prime di venire respinti da una carica della polizia antisommossa schierata a difesa dell’edificio. Poi fonti giornalistiche hanno constatato centinaia di arresti fra i manifestanti.

Diversi i feriti, fra i quali uno dei candidati dell’opposizione, il poeta Vladimir Nekliaev, finito all’ospedale con una commozione cerebrale. Per l’opposizione, nonostante gli exit poll filogovernativi lo diano al 79,1 per cento (e la Commissione elettorale parli di dati preliminari addirittura all’89,1 per cento), Lukashenko non avrebbe raggiunto il 50 per cento necessario per essere eletto al primo turno. I dati sono ‘falsificati’, è il leit motive che si ripete stasera nella manifestazione di Minsk dove stanno sventolano bandiere nazionaliste ‘bianche e rosse’ e quelle dell’Ue. Ma anche manifesti inneggianti alla ‘Libertà e a ‘nuove elezioni senza Lukashenko’.

Al di là dei numeri precisi la vittoria dell’ ‘ultimo dittatore d’Europa’ come lo definì George W. Bush, è – come peraltro ampiamente previsto – scontata. E i nove candidati che lo hanno ‘sfidato’ non hanno messo a segno, complessivamente, più di poco più del 17 per cento. Lo ‘stacco’ tra Lukashenko ed il secondo, in termini di voti, è abissale: Grigory Kostusev che dopo lo ‘zar’ e’ quello che ha totalizzato più preferenze ne avrebbe prese infatti – secondo gli exit poll – ‘solo’ il 4,2 per cento, seguito da Yaroslav Romanchuk (3.1 per cento), Andrei Sannikov (2,6per cento) e il poeta Nekliaiev al 2,4 per cento.

La Bielorussia sia avvia così verso altri 4 anni di Lukashenko, il ”padre-padrone” che ormai da 16 anni (era il 1994 quando fu eletto la prima volta) siede alla presidenza, guidando il paese con il pugno di ferro, controllando i media, azzittendo l’opposizione, usando i servizi segreti (a Minsk si chiamano ancora Kgb) in una nazione con un’economia congelata ai tempi dell’Urss e la pena di morte ancora in vigore. E che ha fatto in modo di cambiare anche la legge che prevedeva un massimo di due mandati consecutivi.

Conosciuti i risultati elettorali le opposizioni sono scese in piazza per protestare: la stessa opposizione ha anunciato che sette dei nove candidati sono stati fermati dopo che una manifestazione contro il presidente Alexander Lukashenko era stata dispersa.

L’Alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, ha condannato la repressione e ha chiesto la liberazione ”immediata” dei membri dell’opposizione arrestati dalla polizia.