Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in affanno nei sondaggi, punta a posticipare le elezioni presidenziali con la scusa del coronavirus. Coronavirus che lui stesso negava fino a non molto tempo fa.
“Con il voto via posta le elezioni 2020 sarebbero le più inaccurate e fraudolente della storia. Sarebbe un grande imbarazzo per gli Usa Trump. Ritardare il giorno delle elezioni fino a quando la gente potrà votare in moro appropriato e sicuro?”, ha twittato il presidente Trump, con riferimento implicito alla pandemia di coronavirus.
Una domanda destinata a creare non poche polemiche e alimentare i timori sull’Election Day e sulla disponibilità di Trump di accettare il risultato delle elezioni di novembre.
Una provocazione forse, ma intanto Trump comincia instillare il dubbio, a seminare l’idea che il voto per posta aumenta in maniera esponenziale il pericolo delle interferenze straniere e di elezioni falsate.
Del resto è da mesi che va avanti la sua campagna contro le schede elettorali inviate direttamente nelle case degli americani: un sistema che i repubblicani vorrebbero limitare il più possibile e che i democratici vorrebbero invece estendere il più possibile, convinti di assicurarsi così più consensi.
L’uscita di Trump però non è piaciuta a gran parte dei vertici e dell’establishment del partito repubblicano: “La data del voto è scolpita nella pietra”, ha reagito il leader della maggioranza conservatrice in Senato, Mitch McConnell. Mentre la speaker della Camera Nancy Pelosi ammonisce: “A decidere è solo il Congresso”.
In effetti per la Costituzione americana a fissare la data del voto può essere effettivamente solo il Congresso. E qualunque essa sia il presidente e il vicepresidente in caso di sconfitta devono comunque lasciare la Casa Bianca categoricamente il 20 gennaio a mezzogiorno.
Con la Camera attualmente in mano ai democratici, poi, è improbabile se non impossibile che la data del voto possa essere cambiata con una nuova legge. Anche se Trump, azzarda qualcuno, potrebbe sfruttare la pandemia per invocare “poteri emergenziali” che di fatto non ha.
Ecco allora l’allarme lanciato da Obama e i democratici, quello della svolta autoritaria di un presidente che “sfrutta le paure e la rabbia della gente e cerca di incanalarle in maniera nativista, razzista e sessista”.
Coronavirus, i contagi negli Usa
Intanto negli Stati Uniti nella giornata di mercoledì 29 luglio si sono registrati 1.400 morti a causa del coronavirus, quasi una vittima al minuto.
E’ stata la peggiore giornata da oltre due mesi. Florida, California, North Carolina e Idaho gli Stati più, colpiti e che hanno fato registrare un record sul fronte dei decessi e dei casi di contagio.
Nel complesso i morti per coronavirus negli Usa hanno ormai superato i 150mila, secondo i dati della Johns Hopkins University. (Fonti: Ansa, Twitter)