WASHINGTON – Hillary Clinton o Donald Trump: c’è già abbastanza per stare svegli fino alle 4 del mattino almeno e capire chi nei prossimi 4 anni governerà la nazione più ricca, armata e politicamente pesante del pianeta. Ma l’otto novembre, per i cittadini Usa, non è solo Clinton o Trump. E’ molto di più. Per la precisione è 154 referedum in 35 diversi stati sulle questioni più disparate: dalla marijuana libera all’abolizione (o accelerazione) della pena di morte, passando per l’aumento del salario minimo fino al quesito se sia giusto o meno obbligare gli attori dei film per adulti a “recitare” indossando un preservativo.
Gli americani, stanotte, votano su questo e molto altro. E ovviamente molti di questi temi sono controversi. La marijuana, per esempio. E’ già legale in diversi Stati: Oregon, Washington, Alaska e Colorado, oltre che nel Distretto di Columbia. Ora altri chiedono ai cittadini di pronunciarsi sulla legalizzazione. Chi per solo uso terapeutico ( Florida, Arkansas, Montana e North Dakota) chi per uso ricreativo, cioè per il puro gusto di fumarsi una canna (California, Arizona, Massachusetts, Nevada e Maine).
A proposito di medicine negli Usa è particolarmente sentita la questione del prezzo dei farmaci. In California viene chiesto agli elettori se vogliono che lo Stato tratti con le multinazionali farmaceutiche il prezzo dei medicinali. Questione sentita come spiega La Stampa
Stato deve negoziare con le compagnie farmaceutiche i prezzi dei farmaci con ricetta (una questione che nel 2015 è costata 3.800 milioni di dollari), in modo che non siano superiori a quanto paga il dipartimento dei Veterani degli Usa, ossia in media un 25% più economici. Dei 115 milioni di dollari investiti nella campagna, ben 109 li hanno spesi le case farmaceutiche contrarie a questa proposta.
Accorpato al voto politico c’è anche il salario minimo. Per legge nazionale non si può scendere sotto i 7.5 dollari l’ora ma i singoli Stati si regolano ciascuno a modo suo. Così Colorado, Maine e Arizona voteranno per aumentarlo a 12 dollari all’ora, e lo Stato di Washington a 13,50. In South Dakota invece si chiede se abbassarlo di un dollaro dagli attuali 8,50 per i minori di 18 anni.
La California vota pure sulla pena di morte. Con due quesiti decisamente diversi tra loro. Uno chiede di abolirla, l’altro di sbrigarsi a “terminare” chi aspetta nel braccio della morte. Il Colorado invece, vota per l’introduzione di una assistenza sanitaria universale che non avrebbe precedenti.
Infine i preservativi nei film per adulti. Sembra questione da poco rispetto a salario, farmaci e pena di morte. Ma in California parliamo di un’industria che, piaccia o no, fattura miliardi e sfama migliaia di famiglie. Per legge si vuole introdurre l’obbligo di preservativo nei film a luci rosse. Una “cautela sanitaria” dicono i promotori. Un modo per vestire film non strettamente pedagogici di una valenza educativa. Solo che il preservativo agli utenti di quei film non piace vederlo. Limita non poco le possibilità espressive e le varianti già per natura non infinite del genere. Se passa l’obbligo di profilattico l’industria a luci rosse chiude in California e si sposta altrove. Alla faccia dei preservativi. Se invece l’obbligo non passa l’industria resta là. E con lei i posti di lavoro del settore.