Etiopia, stop alle adozioni internazionali: legge la vieta alle coppie straniere

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Etiopia, stop alle adozioni internazionali: legge la vieta alle coppie straniere

ROMA – Niente più adozioni internazionali in Etiopia. Il Paese africano, che è tra i primi da cui arrivano i bimbi adottati in tutto il mondo, ha votato a sorpresa una legge che vieta l’adozione alle coppie straniere.  Solo in America, un bimbo su 5 viene dall’Etiopia, e tra questi anche Zahara Marley, la figlia adottiva di Angelina Jolie e Brad Pitt. Le richieste a rischio in Italia ora sono almeno cento e il presidente della ong Cifa, ha commentato: “Non ce lo aspettavamo. E’ stato una sorta di ‘blitz’, forse in assenza di qualcuno contrario”.

Raffaela Scuderi su Repubblica spiega che da tempo il governo etiope parlava di una legge per vietare le adozioni internazionali, tanto che le diverse agenzia, tra cui anche quelle americane e italiane, erano state invitate a non accettare nuove richieste dalle famiglie straniere:

“Il Paese del Corno d’Africa è il primo nel mondo da cui provengono le richieste di adozione. Solo in Italia, i minori adottati nel 2016 sono stati 366, da 306 coppie. L’approvazione della legge ha sollevato diverse polemiche interne al parlamento etiope. Alcuni hanno infatti definito “inappropriata” la misura, considerando l’intenzione del Governo di farsi carico dei bambini orfani in centri locali. Altri hanno invece evidenziato il fatto che tale divieto aiuterà ad alleviare i problemi di identità e psicologici dei bambini.

Il secondo punto di vista probabilmente nasce da un acceso dibattito dopo il caso negli Stati Uniti nel 2011, della morte per fame e abusi ripetuti di una ragazza etiope 13enne, Hana Grace-Rose William, imputato ai genitori adottivi, condannati per omicidio colposo. Infatti il testo sottolinea che orfani e ragazzi vulnerabili vanno  “difesi e tutelati da abusi all’estero”, affidandone la cura a “meccanismi locali di sostegno”. Solo che in realtà questi centri funzionano poco e sono inadeguati all’ospitalità dell’alto numero di bimbi in difficoltà”.

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