Libia. Le vie per un cessate il fuoco con Gheddafi. Un dittatore come interlocutore è possibile?

ROMA – Una exit strategy in Libia è possibile, ma a che prezzo? Per ora l’Italia nelle parole del suo ministro degli Esteri ha fatto sapere che l’obiettivo della coalizione dei volenterosi ”non è una guerra contro la Libia, né contro Gheddafi” (dichiarazione del 21 marzo).

Quindi la via per la tregua, che tutti vogliono -ribelli compresi- secondo Roma sarebbe prima lo stop alle armi e poi il dialogo con la supervisione dell’Onu.

Ma, come ragiona Guido Olimpio sul Corriere della Sera, “senza la pressione militare, il regime ha buone possibilità di ricompattarsi e guadagnare in fiducia. Difficile che Gheddafi accetti di parlare – sul serio e senza i trucchi abituali – con chi ha dipinto come «traditore», «drogato», «terrorista»”.

A questo punto che fare? Il rais non sembra per nulla intenzionato a mollare e quindi vorrà decidere le sue condizioni ma l’Occidente potrebbe non accontentarsi di questo e quindi “Francia e Gran Bretagna, invece, investono nel campo ribelle fornendo anche un aiuto militare «discreto» che permetta loro di non essere sopraffatti e di mantenere quel poco che hanno. Con questa soluzione l’impegno formale è ridotto. Il coinvolgimento effettivo cambierà da Paese a Paese. E permetterà a qualcuno di avere buoni rapporti con i due nemici: cosa che sta già avvenendo. Il risultato sono instabilità e un Paese diviso”, conclude Olimpio.

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