Duemilacinquecento firme, raccolte e apposte nel lontano 2004. Firme di scrittori, vignettisti, parlamentari, giornalisti, docenti universitari. Firme a sostegno di un pezzo di carta, anzi un “appello” dove si leggeva che Cesare Battisti era “uomo arguto e profondo, anticorfomista” che in Francia aveva vissuto “vita modesta, retta da una eccezionale forza intellettuale”. Dove il suo arresto in Francia veniva definito “un delitto” e dove si poteva apprendere che i processi in Italia a carico di Battisti erano stati celebrati da Tribunali “emergenziali parafascisti”. Firme italiane, non francesi o brasiliane, firme raccolte allora in pochi giorni dalla rivista on line Carmilla. Si narra che ai suoi tempi Ettore Petrolini, di fronte a uno spettatore che fischiava dall’alto di un palco di teatro, abbia detto: “Non ce l’ho con te, ma con chi non ti butta di sotto”. Ecco, è inutile avercela con i francesi prima e con i brasiliani poi, da Carla Bruni a Fred Vargas e poi a Lula, che hanno creduto e propalato la favola bugiarda del Battisti perseguitato, sarebbe meglio avercela con chi in Italia questa favola triste ha inventato e ricordarsi almeno che questa catena di bugie vede i suoi primi anelli rigorosamente made in Italy.
Settanta e più di settanta sono i magistrati italiani che in vari processi, dal 1981 al 1993, hanno giudicato Cesare Battisti. Settanta e più di settanta magistrati tutti “parafascisti”? Battisti vittima e incastrato da un pentito che, incastrando Battisti, se la sarebbe cavata, insomma avrebbe venduto, lui colpevole, l’innocente o quasi Battisti? Il pentito Pietro Mutti si è fatto otto anni di galera. Giustizia “militare” e impietosa quella italiana? Tutti i complici dei quattro omicidi attribuiti a Battisti, condannati, sono fuori di galera da tempo. Paolo Persichetti, ex brigatista, condannato a 22 anni di reclusione per l’omicidio del generale Licio Giorgieri, fuggito in Francia e poi di lì estradato nel 2002, dal 2009 è in regime di semilibertà. Lavora a “Liberazione” e rilascia interviste in cui festeggia la mancata estradizione di Battisti. Sette anni di reclusione per un omicidio sono giustizia “militare” e “parafascista”?
Bugie, favole: di questo è composta la “narrazione” italiana della storia di Cesare Battisti. Bugie, favole e una sola ossessiva richiesta, quella di “una soluzione politica degli anni di piombo”. Cioè un’amnistia generale per chiunque sparò, uccise, fece la lotta armata. Un’amnistia fatta non di clemenza, che la clemenza già c’è nelle pene erogate e nella loro applicazione. Un’amnistia ipocritamente chiamata “soluzione politica” che riconosca a chiunque sparò, uccise e fece la lotta armata il rango di combattenti in una guerra. Insomma, tutti uguali: i poliziotti, gli ammazzati e i terroristi. Erano tutti “soldati”, anche se di opposti eserciti. Questo ha sempre voluto il “sindacato” del terroristi italiani e questa è la menzogna storica raccontata e sottesa in quegli “appelli”. Una richiesta oscena perché bugiarda. Che fa il paio purtroppo con quella, ormai quasi sdoganata, di considerare “combattenti” allo stesso titolo sia gli italiani che si arruolarono nelle SS sia quelli che combatterono nell’esercito regio o nelle formazioni partigiane.
Ecco, andarselo a rileggere quell’elenco, andare a ritrovare quelle 2.500 firme. Non per farne una “colonna infame”. Quei nomi non li riportiamo, anche se vivono e “lottano” insieme a noi. Ma così, tanto per regolarsi, magari la prossima volta, ognuno può utilmente ripescarli dal web. Utilmente per capire perché i francesi e i brasiliani…Perché in Italia si firmava contro il “delitto” di arrestare Battisti e si mentiva, forse anche a se stessi o almeno lo speriamo, sui delitti commessi da Battisti Cesare che, non fosse fuggito, la tremenda e vendicativa giustizia italiana avrebbe messo fuori dopo sei, sette anni di galera, neanche un paio a morto ammazzato per sua mano o complicità.
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